Crisi di mezza età: Uomini cinquantenni tra crisi e opportunità

Si sente tanto parlare di “crisi di mezza età”, spesso in maniera ironica. Ma di cosa si tratta esattamente? Quali sono le ripercussioni (psicologiche e non) dell’età che avanza?

Lo scrittore Romano Battaglia, in un gradevole romanzo del 1991, intitolato “Storia di settembre”, scriveva “Tutti coloro che, arrivati ai cinquanta anni, credono che l’avvenire non abbia più bagliori né emozioni e si avviano stanchi e delusi verso l’inverno della vita… Essere convinti di ciò è un errore perché questa età è come il mese di settembre che prelude all’autunno ma ha ancora luci e colori più intensi degli altri mesi. L’aria è pulita, il mare trasparente e dappertutto fioriscono un’altra volta i fiori della primavera. Può essere il periodo più bello della vita. Basta saperlo guardare e viverlo con semplicità e naturalezza”.

Direi meritevole di qualche considerazione!

In terapia capita sempre più frequentemente di incontrare uomini cinquantenni alle prese con un turbinio di forza e fragilità che si scontrano, portando talvolta ad un disagio esistenziale significativo.

Obiettivi di carriera conquistati, realizzazione sociale e familiare raggiunta (anche più di una volta…), ma a fare da contraltare una fragilità dovuta agli inevitabili riadattamenti che l’avanzare del tempo impone: il fisico ed i suoi cedimenti, défaillance nella sfera sessuale, una carriera probabilmente all’apice o al contrario il doversi reinventare un ruolo in ambito lavorativo, i figli che crescono ed una coppia che ha bisogno di reincontrarsi in una ritrovata dimensione a due…

Dietro l’angolo la crisi può presentarsi e la vita improvvisamente assume connotati di depressione, ansia, insoddisfazione, oppure tentativo di vivere una sorta di “seconda giovinezza”, che può sembrare talvolta ridicola.

Infatti, mentre la vita delle donne è scandita da precise fasi biologiche – dalla prima mestruazione alla menopausa – gli uomini non hanno riferimenti chiari per rendersi conto del tempo che passa. Perciò se ne accorgono all’improvviso, ritrovandosi a fare i conti con il fatto che quanto raggiunto in termini affettivi, economici e di soddisfazione sessuale, non potrà essere mantenuto per sempre. Lo spettro della “vecchiaia” si affaccia improvvisamente e i cinquantenni, ai quali culturalmente è richiesto di dimostrare in termini di “risultato” ciò che hanno saputo creare nella vita, si confrontano con sentimenti ed emozioni che li spiazzano e dei quali può essere difficile parlare o condividere.

A risentirne, spesso, è proprio la dimensione di coppia: la compagna di una vita rischia di diventare l’incarnazione del tempo che avanza inesorabile, viene vissuta con angoscia e quasi come un fastidio. Da qui, probabilmente, scatta in alcuni casi estremi il bisogno di ricercare al di fuori di quella dimensione di coppia sulla quale si è investito per tanti anni, una nuova fonte di gratificazione. Cene con amici, la tinta ai capelli, l’acquisto di un’auto sportiva, un rinnovato stile nell’abbigliamento, la palestra, una donna più giovane che porti una sferzata di entusiasmo, quasi come accade in adolescenza…

Ma credo che dietro a tutto questo si nasconda una profonda sofferenza perché questi cinquantenni in crisi non cercano altro che la possibilità di rigiocarsi una nuova partita, anche se questo passa attraverso l’apparente rigetto di quel ruolo di marito, padre, collega irreprensibile mantenuto fino a quel momento.

La crisi di mezza età è un momento di enorme difficoltà che colpisce un numero significativo di uomini: per qualcuno diventa un lento ripiegamento su se stessi dopo il fulgore dell’estate della vita, per altri un momento di bilanci, di riadattamento nel ritrovare un ruolo in termini affettivi e sociali. E’ il momento in cui poter esprimere il proprio malcontento, la delusione, la paura di ciò che la vita riserva, diventa fondamentale per poter vedere che i Cinquanta segnano anche la possibilità, fino a quel momento negata dalla frenesia della quotidianità, di una maggiore consapevolezza di sé, di un riordino delle priorità in cui ci sia posto per concedersi uno spazio per se stessi, magari anche uno spazio di riflessione accompagnata come una psicoterapia può aiutare a fare. Quando gli uomini decidono di mettersi in discussione in un lavoro psicoterapico con impegno, costanza seppur con sofferenza, il risultato può essere decisamente appagante.

Attraverso uno spazio d’ascolto e di accoglienza dei sentimenti di negazione, di lutto per ciò che è stato e non potrà più essere, di insoddisfazione del bilancio di mezza vita, è possibile costruire insieme una nuova prospettiva, una nuova speranza che apre a quanto ancora il futuro può riservare.

E magari scoprire con sorpresa che il mese di settembre può davvero regalare luci e colori intensi…

A cura della dott.ssa Velia Platto