Il bullismo: cos’è e come si può intervenire

Il bullismo è un fenomeno diffusissimo all’interno delle scuole, evidenziato dagli episodi di cronaca. Come si può arginare il fenomeno?

Con l’ingresso nella scuola i bambini iniziano a strutturare la propria identità misurandosi con il gruppo dei pari e così facendo hanno la possibilità di identificarsi con gli altri e di emanciparsi, differenziandosi dagli adulti. Con il passare del tempo, il bambino sperimenta ruoli diversi sino a che non riesce a costruirsi una propria identità e un proprio “status”, cioè un ruolo preciso all’interno del gruppo di appartenenza. La maggior parte dei bambini fa tutto questo nel rispetto delle regole, modulando i propri impulsi e promuovendo la condivisione e la collaborazione con adulti e coetanei; altri invece, riescono ad affermare se stessi solo prevaricando sull’altro e utilizzando la violenza, probabilmente poiché essa rappresenta uno dei modelli a loro noto e viene così considerato un mezzo per ottenere rapidamente vantaggi materiali e prestigio sociale.

Il bullo è un bambino/ragazzino aggressivo, violento, impulsivo, non rispettoso delle regole, con enormi difficoltà a mettersi in sintonia e provare empatia per gli altri, probabilmente cresciuto in famiglie in cui la violenza viene accettata, non punita, né gestita come dovrebbe. E¢ anche vero, però, che il bullo senza il gruppo può fare poco, in quanto è proprio quest’ultimo che gli dà la forza di mettere in atto prepotenze e aggressioni; quando il bullo viene appoggiato e incitato dai membri del suo gruppo, rinforzerà i propri comportamenti violenti, rendendoli così, “normali” e accettabili.

Risulta quindi importante parlare del concetto del “contagio sociale”!

Di che cosa si tratta? Il bullo reitera il comportamento aggressivo e prepotente perché fiancheggiato e sorretto dai pari. Diventa un esempio di comportamento e un modello desiderabile, facendo sì che anche ragazzi solitamente non aggressivi lo diventino.

Nel gruppo inoltre si verifica la diffusione della responsabilità che porta i soggetti ad autogiustificare questi comportamenti: la prepotenza agita insieme ad altri non viene più percepita come una scelta autonoma, ma come una responsabilità comune e non individuale, pertanto viene vissuta come “meno pesante”.

La facile vittoria sulla vittima, che raramente comporta danni o punizioni al bullo, offre un‘immediata ricompensa comportando nel ragazzo che agisce tali comportamenti un aumento dell’autostima. Per questo motivo, lo spettatore che assiste a questo modello di condotta gratificante e poco rischiosa diviene meno restio a partecipare anch’egli a tali azioni, soprattutto nei confronti di quella vittima che ormai è stata classificata e identificata come un facile bersaglio.

Ma come si può prevenire il bullismo e come si può intervenire?

Che tu sia un genitore, un insegnante o un educatore risulta di fondamentale importanza il tuo contributo! Per far fronte al bullismo è necessario educare i ragazzi a lavorare sulle proprie emozioni poiché questo permetterà loro di conoscersi meglio e non temere il proprio mondo emotivo interno. I bulli sono a loro volta ragazzi che cercano di nascondere dei problemi, delle difficoltà perché per loro è difficile chiedere aiuto all’altro.

E’ quindi fondamentale che l’adulto riconosca i primi segnali d’allarme, così da intervenire appena possibile, sia per la salvaguardia della vittima che per la rieducazione del bullo, cui andrebbe affiancato un valido supporto psicologico, prevenendo in tal modo ulteriori disturbi difficili da sostenere e gestire. Intervenire anche in un’ottica preventiva presso gli istituti risulta di primaria importanza, poiché agire su contesti scolastici in cui ancora il fenomeno non si è così largamente diffuso risulta un elemento fondamentale affinché educando alla prevenzione si possa sviluppare un contesto di gruppo sano e collaborativo, ponendo le basi per una crescita dei ragazzi adeguata e matura.