Sei single? Forse perché sei (troppo) forte

Essere single al giorno d’oggi (e soprattutto nelle grandi città) è qualcosa di “normale”. Nonostante ciò i single (specialmente le donne) ad un certo punto iniziano a lamentarsi della loro condizione, soprattutto nel momento in cui le proprie amicizie passano allo status di “fidanzato/a”. Ma a cosa è dovuta la “singletudine”?

Facciamo subito chiarezza: passare dallo stato di “single” a quello di “impegnato/a” è cosa piuttosto semplice, ciò che invece è più complesso è il trovarsi in una relazione soddisfacente e mantenerla, insomma stiamo parlando dell’innamoramento.

La capacità di innamorarsi appare spesso essere inversamente proporzionale al tempo che passa: sempre più difficile quanto più si cresce. Ma perché?

Come abbiamo detto, la questione è spesso più sentita dal sesso femminile, complice anche il famoso “orologio biologico” che, raggiunta una certa età, pare bussare sempre più insistentemente, ricordando o facendo emergere il desiderio di stabilità, di una famiglia.

La difficoltà ad innamorarsi con il progredire dell’età è spesso correlata alla forza che una donna ha maturato: il lungo periodo in cui si è single, ha confinato le priorità e gli interessi su sé stessi, rendendo quindi più difficile la contemplazione di altro all’infuori di sé.

Aver imparato a cavarsela senza l’aiuto di un’altra figura, l’essersi sostenuta da sola nei momenti di difficoltà, in una parola l’essersi bastata, ha fatto sì che la donna abbia sviluppato una notevole “forza”, difficilmente sostituibile dalla forza che qualcun altro può apportare.

Non è un caso infatti che le donne single “alla ricerca”, riferiscano una grande delusione nei confronti del sesso maschile, definito spesso troppo “molle” o non in grado di tenere loro testa.

Il bastare a sé stessi è un traguardo molto importante ed è senza dubbio un aspetto funzionale per la propria autostima, tuttavia quando portato all’estremo, può essere di intralcio, come ad esempio avviene all’interno delle relazioni sentimentali.

Il rischio connesso a questa estremizzazione è che si accetti una relazione poco o per nulla soddisfacente, pur di contrastare la “singletudine”.

Ovviamente queste sono situazioni estreme, anche se non è infrequente assistere a relazioni e/o matrimoni che tramontano poco dopo il loro inizio, con conseguente delusione e – spesso – rinforzo dei meccanismi di sfiducia nei confronti dell’”amore”.

Come uscirne allora? Bisogna essere meno forti?

Probabilmente la migliore strategia è fare proprio appello alla propria forza, anziché aspettarsi che una persona esterna sia in grado di sostituirsi ad essa. Essere consapevoli della propria forza dovrebbe permettere di affrontare con maggiore determinazione il (certamente non facile) cammino di una relazione e, proprio in virtù dell’esperita forza, darci la possibilità di accogliere l’altro senza temere di divenire deboli.