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Violenti Anonimi (2014).

Violenti Anonimi (2014)

Violenti Anonimi.

Durante una seduta di gruppo, alcuni animali pensano al rapporto con le loro compagne e si convincono che ciò che hanno fatto loro abbia un motivo, una giustificazione. Il ghepardo e lo scoiattolo sono scontenti di come le compagne gestiscono la vita domestica, l’asino e la mosca lamentano opinioni divergenti, il toro e il lupo non hanno saputo trattenersi e il coccodrillo, ripensando a ciò che ha fatto, piange.

La violenza sulle donne non ha giustificazioni.

Sebbene molto spesso al telegiornale si senta parlare di violenza sulle donne (o in casi estremi, di femminicidio) questi temi sembrano sempre molto distanti dalle nostre esperienze quotidiane (di donne, di uomini, di mogli, di mariti o di amici).

Esistono in letteratura alcuni segnali che permettono di riconoscere situazioni potenzialmente rischiose per il proprio benessere fisico e psicologico. Quali sono?

La psicologa americana Lenore Walker ha teorizzato l’esistenza di un “ciclo della violenza”, una sorta di circolo vizioso all’interno del quale vittima e carnefice propongono ciclicamente gli stessi copioni relazionali.

  • Nella prima fase, chiamata “accumulo della tensione”, il carnefice inizia a creare un clima di tensione e di paura nella vittima, pretendendo che lei assuma determinati comportamenti ed eviti la messa in atto di azioni che egli ritiene inopportune.
  • Successivamente si entra nella seconda fase, nella quale eventi di poco conto (come il trovare un piatto fuori posto) scatenano la violenza che esplode brutalmente; l’uomo mette in atto in modo esplicito comportamenti violenti (siano essi fisici, psicologici o economici) che spesso possono mettere a repentaglio la vita della donna. 
  • Il ciclo si chiude con la fase della “luna di miele”, nella quale l’uomo si mostra pentito e torna ad essere la persona di cui la donna si è innamorata in passato (la corteggia, fa promesse, regala fiori o altri oggetti di valore)
  • Il ciclo ricomincia dalla fase uno.

Potrebbe essere semplice pensare che la donna voglia rimanere nella spirale della violenza, quasi in una visione masochistica della relazione.

Essa in realtà mette in atto dei meccanismi di difesa:

minimizza la gravità di quello che sta succedendo, giustifica l’uomo incolpando a seconda della situazione sé stessa, la condizione lavorativa del compagno o l’eventuale consumo di sostanze da parte dell’uomo. Appurato che questi meccanismi permettono alla donna di sopravvivere nella situazione di violenza, la portano a distorcere la realtà considerando accettabili comportamenti che in passato non avrebbe mai tollerato.

Data la complessità della situazione, il supporto e l’assenza di giudizio da parte della società possono essere aiuti concreti per sostenere la donna nel processo di uscita dalla violenza. La vergogna di avere accettato per tanti anni soprusi e prevaricazioni dal proprio compagno rende infatti ancora più difficile la decisione di chiedere aiuto, proprio per la paura di essere giudicati.

In questo quadro complesso la parola apre la possibilità di uscire dal ciclo violento: la donna può trovare la forza di rivolgersi ad un centro specializzato per essere accolta e ascoltata senza giudizio e nel rispetto dei propri tempi e bisogni. Sono presenti nelle varie regioni del territorio italiano numerosi centri antiviolenza; non esitate!

http://comecitrovi.women.it/index.php?route=centri/search

 

Violenti Anonimi (2014)

di Di Mario, Ottaviani, Tarquini

A cura di: dott. Premoli, dott.ssa Varalli

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