Descrizione
La Pianista è un film di produzione franco-austriaca diretto dal regista austriaco Michael Haneke.
Visto per voi.
Il film è tratto dal romanzo omonimo della scrittrice austriaca Elfriede Jelinek; ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria e quelli per le migliori interpretazioni maschile e femminile al 54° Festival di Cannes nel 2001. Inoltre ha ricevuto diversi riconoscimenti agli European Film Awards e al Premio Cesar.
La valutazione di PdB.
La pellicola rappresenta un accurato e drammatico ritratto psicologico di una donna infelice, incapace di amare e tormentata da violenti ed ossessivi sentimenti di inadeguatezza. Isabelle Huppert interpreta Erika in modo magistrale, splendidamente coadiuvata dagli altri attori, mentre il regista Haneke dirige con stile impeccabile una vicenda che si dipana in modo fluido attraverso gli aspetti più oscuri e disturbanti dell’animo umano, tra momenti di intensa sofferenza e attimi di penosa commiserazione. Il film rappresenta anche una critica dell’ipocrisia dei valori di una certa società borghese, superficiale e fondata sull’apparenza, contrapposta ai principi morali più inflessibili ed autoritari, a loro volta negativi in quanto repressivi e mortificanti.
Visione psicologica.
Erika Kohut è una persona glaciale, infelice e solitaria. Erika è sottomessa e completamente dipendente dalla madre, la quale controlla la sua vita e la ricatta emotivamente: le due donne condividono la diffidenza verso il mondo esterno e la sfiducia verso qualsiasi tipo di relazione estranea alla loro coppia morbosa. Ciononostante Erika tenta di ribellarsi timidamente a volte, alternando coccole infantili ad esplosivi scatti di esasperata collera. Ella non ha alcuna soddisfazione dalla sua vita: si è rassegnata ad insegnare in modo rigido e inflessibile, senza trarre alcun piacere né dalla musica né dagli allievi. Quando Walter entra nella sua vita l’unico rapporto possibile è di tipo sadomasochistico: inizialmente è Erika la maestra e dominatrice, in seguito si umilia e si sottomette costringendolo a trattarla in modo brutale. Questa relazione rappresenta un esempio memorabile e inquietante di perversione, dove l’amore è profondamente infiltrato di aggressività e dove la sessualità è pervasa di odio e umiliazione. L’autostima di Erika, che si fonda fragilmente sull’invidia e sul livore, oscilla paurosamente tra abissi di disperazione e picchi di altera e disgustata superiorità: una rappresentazione indelebile della tragedia emotiva che riguarda le personalità narcisistiche.
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