COVID-19: Quando la quarantena di coppia si rivela soffocante.
Nella mia pratica clinica, molte coppie hanno espresso preoccupazioni rispetto alla quarantena forzata h24, sotto lo stesso tetto. I dettagli dei litigi, dei conflitti, delle preoccupazioni e delle alterazioni variano da coppia a coppia, ma esiste un unico comune denominatore: la paura e l’ansia che sorgono di fronte all’ignoto.
Anche per coloro che sembrano relativamente tranquilli sul potenziale impatto di COVID-19 nella loro vita, in realtà le preoccupazioni rispetto al proprio lavoro, all’economia e ai modi imprevedibili in cui la pandemia di panico cambierà la vita rispetto a come la conoscono, risultano essere costantemente presenti.
In breve, siamo tutti al limite.
L’aspetto divertente delle relazioni è che quando ci sentiamo instabili – incerti, ansiosi, irritabili o depressi, per esempio – è probabile che lo riversiamo sulle persone più vicine a noi, le persone che amiamo di più ovvero, i nostri partner.
Ciò che rende tutto ancora più confuso è che, piuttosto che essere diretto sui nostri sentimenti e avere conversazioni a “cuore aperto” rispetto ai nostri pensieri e vulnerabilità interiori, il nostro nervosismo emerge lateralmente; discutiamo dei bambini, di come viene caricata la lavastoviglie, dell’asciugamano bagnato lasciato sul pavimento o del forte russare che interferisce con il sonno profondo durante la notte.
Non riusciamo a riconoscere l’inevitabile tensione universale alla base delle nostre accuse. Diamo la colpa ai nostri partner piuttosto che alle nostre terminazioni nervose grezze.
L’altro giorno, ho avuto una piacevole telefonata con la mia amica, Susanna.
Susanna mi chiama per comunicarmi che lei e suo marito, Bruno, avevano appena terminato una conversazione davvero buona, nella quale Bruno avrebbe esposto come la loro reciproca decisione di restare chiusi in casa e di evitare gli altri sarebbe stata una condizione stimolante per la coppia, e in particolare per Susanna.
Bruno conosce sua moglie e infatti sa quanto Susanna sia un’autoproclamata estroversa bisognosa di amici adoranti. D’altra parte, Bruno, riconosce il suo essere un marito introverso.
Questo riconoscimento reciproco ha reso Bruno contento di lavorare da casa e felice di poter trascorrere del tempo rinchiuso con la sua cara moglie “super social dipendente”, un tempo nel quale ritrovarsi come coppia.
Dopo questa lettura che io rimando a Susanna, ella mi comunica: “Sai Doc, mio marito ha assolutamente ragione. E so che quando mi sento infelice, posso essere pungente nei suoi confronti. Stasera gli farò una promessa, la promessa che saremo molto pazienti e gentili gli uni con gli altri. Dovremo entrambi fare del nostro meglio per essere gentili. Saremo nella stessa squadra in questo difficile momento. E mi scuserò in anticipo con lui se non riuscirò ad adempiere in questo compito. Cercheremo di essere buoni amici”.
Susanna e Bruno hanno capito perfettamente il punto.
Lasciamo scivolare le piccole cose. Usiamo questo tempo di inattività per trovare modi nuovi e creativi per connetterci e trovarci piuttosto che incolparci l’un l’altro.