Aggressivo, passivo, assertivo: qual è il tuo modo di comunicare?
Tendi a scaricare le responsabilità sugli altri? Ti imponi e pretendi senza diritto? Sei incline a generalizzare e ad interpretare? Oppure eviti il conflitto, non manifesti il tuo dissenso? Tendi a subire le decisioni altrui? Oppure ancora, riesci ad ammettere i tuoi errori? Esprimi i tuoi desideri e le tue emozioni? Manifesti le tue idee anche se sono in disaccordo con quelle altrui?
Interagire e comunicare con gli altri è un’abilità molto complessa, che spesso può creare malintesi, metterci in difficoltà, portare a situazioni spiacevoli e dolorose. Basta pensare alle numerose incomprensioni e tensioni che la quotidianità ci propone con familiari, colleghi, amici.
L’approccio della comunicazione assertiva propone una classificazione che comprende tre stili di comunicazione: aggressivo, passivo e assertivo. In quale stile ti riconosci?
Lo stile aggressivo
Lo stile aggressivo si caratterizza per un’attenzione prevalente a se stessi e per una scarsa importanza attribuita all’interlocutore, con una marcata tendenza a dominare l’altro, a condizionarne – o manipolarne – i comportamenti.
I comportamenti tipici dello stile aggressivo sono: comandare, imporre la leadership in un gruppo, non mettere in discussione il proprio modo di vedere, sminuire i meriti altrui, criticare, emettere sentenze, interrompere, non lasciare esprimere.
Generalmente l’aggressivo si manifesta tale per acquisire un potere sociale – ricevere conferme ed influenzare gli altri -, apparire forte, incutere soggezione.
Talvolta la volontà di apparire forte nasconde una fondamentale insicurezza o timidezza e una comunicazione aggressiva può essere usata da chi è a disagio, ha dei preconcetti sull’interlocutore, vuole prevenire attacchi da parte degli altri o evitare la fatica di comprendere l’altro.
Lo stile passivo
Lo stile passivo ha il seguente presupposto implicito: io sono meno importante agli altri – o voglio manifestarmi come tale. In base a questo presupposto si tende quindi ad imitare e conformarsi agli altri, a lasciarsi condizionare, ad evitare di prendere posizione e di decidere; nei contenuti della comunicazione, il protagonista è l’altro, a cui va la maggior parte dell’attenzione.
Chi adotta uno stile passivo può farlo perché ha la necessità di essere accettato – da una persona o da un gruppo – e pensa che la maggiore attenzione all’altro o agli altri possa aiutarlo in questo.
Oppure può trattarsi di una volontà di evitare di essere oggetto di aggressività da parte degli altri, o della paura di essere coinvolto in un conflitto; oppure ancora di una mancata conoscenza dei propri diritti, che porta ad accettare supinamente ciò che gli altri dettano; o ancora del sentirsi inadeguato ad una situazione.
Uno stile di comunicazione passivo può essere attuato da chi si sente inadeguato ad una situazione, ha paura delle conseguenze di un comportamento diverso, non conosce i propri diritti, ha paura di apparire aggressivo.
Comportamenti passivi sono ad esempio: lasciare che altri decidano, evitamento, non assumersi dei rischi, stare in disparte, dare ragione al più forte, cercare l’approvazione altrui, non reagire alle critiche.
Lo stile assertivo
In generale, lo stile assertivo è quello che tende a porre sullo stesso piano se stesso e l’interlocutore. L’esercizio di mettersi sullo stesso piano dell’altro è faticoso; più facili sono spesso comportamenti di imitazione – passivi – o di imposizione – aggressivi. La fatica dell’assertività può essere sostenuta solo da un alto livello di autostima che funzioni come “serbatoio” di conferme ricevute in passato circa il proprio valore, e che aiuti perciò a mettersi in discussione.
Lo stile assertivo si distingue anche per la propositività e l’essere rivolto al futuro; i vantaggi per entrambi non risiedono infatti nel rivangare il passato, ma nell’essere rivolti al futuro. Comportamenti tipici dell’assertività: ascoltare attivamente, chiedere, approfondire, assumersi le proprie responsabilità, approfondire la conoscenza dei bisogni altrui, ma anche dei propri, esprimersi liberamente (opinioni, emozioni, fare apprezzamenti, critiche, ecc.), saper rifiutare, proporre, ammettere i propri errori, accettare critiche.
L’importanza dell’autostima per l’assertività
Per poter produrre comportamenti assertivi è importante avere stima di se stessi. L’autostima infatti consente di:
- ascoltare attivamente l’altro; la mancanza di autostima porta invece a registrare in modo acritico – ascolto passivo – oppure a reazioni aggressive di imposizione all’altro del nostro discorso, con scarsa importanza dell’ascolto;
- affermare le proprie convinzioni, perché se valgo io vale la pena siano affermate le mie convinzioni;
- saper rifiutare, dire di no;
- gestire i feed-back negativi e positivi, affrontare le critiche, assumersi responsabilità, prendere decisioni;
La stima di sé si basa sulle conferme che sono già acquisite circa il proprio valore; e se ho già avuto conferme del mio valore, posso mettermi in discussione più serenamente.
Due caratteristiche della comunicazione assertiva:
1. L’ascolto attivo
- È un’attiva ricerca di ciò che l’altro vuole comunicare (non è una passiva registrazione)
- Si basa sulla capacità di fare domande, ricapitolare ciò che l’altro ha detto, dare feed-back,
2. La critica costruttiva
- Mira a correggere, a migliorare, non a mortificare
- Tende a risolvere problemi
- E’ specifica, osserva un dato di fatto
- Non è generica, non è un’accusa o un giudizio emotivo
- Si rivolge al comportamento di una persona, non alla persona stessa
A cura della dott.ssa Maria Rita Milesi