Il sesso? Da non usarsi nella ricerca del partner!
È innegabile: i tempi sono cambiati e il sesso è ormai un’attività diffusa non più al solo scopo procreativo.
Il rapporto sessuale è divenuto uno svago, un modo (uno tra i tanti) per conoscere un’altra persona e non più il passo culminante della conoscenza di un’altra persona. L’aumento delle separazioni, il numero sempre crescente di fallimenti relazionali porta tuttavia a domandare se il sesso possa essere considerato un valido “sistema” per identificare l’anima gemella oppure no.
Uno o più drink, quattro parole (spesso di circostanza o comunque superficiali) e via in camera da letto. Solo in un secondo momento, con una più approfondita frequentazione si arriva a comprendere che quella persona –che magari ci ha fatto letteralmente impazzire a letto- non fa al caso nostro. Cosa è andato storto?
La ricerca del cosiddetto “partner per la vita” è per tanti collegata (o talvolta subordinata) alla ricerca di avventure erotiche, mentre la vera conoscenza, l’approfondimento e il confronto caratteriale, appare essere un momento successivo, forse meno importante. Vero è che la società odierna, caratterizzata magari da un lungo periodo dedicato all’istruzione e all’affermazione professionale, porta le persone a entrare nell’ottica di mettere su famiglia intorno ai 35-40 anni, periodo fino al quale le relazioni intrattenute sono state guidate primariamente da un interesse estetico-sessuale-erotico. Il sesso, quindi, fino al raggiungimento di una stabilità (che spesso coincide anche con l’uscita dalla famiglia di origine verso una abitazione autonoma), assume tutte le caratteristiche del divertimento fine a sé stesso o, comunque, non orientato alla costruzione di una famiglia. In questo lungo periodo di vita, pertanto, la ricerca non è rivolta ad un “partner per la vita”, ma ad una compagnia transitoria che possa essere in grado di placare la necessità di condividere con qualcuno alcuni ambiti della propria vita.
Per questi motivi i singles sembrerebbero porre maggiore attenzione all’aspetto fisico, all’esteriorità, alla cosiddetta “bella presenza”, anche se tale orientamento potrebbe andare a discapito di qualità invece più profonde, come gli interessi, le credenze, la personalità. Statisticamente si può affermare che tante siano le persone “sexy”, ma che solo una minima parte di esse (approssimativamente il 20%) possa risultare “compatibile” con noi. Vi è poi una questione chimica che –almeno in parte- fornisce una spiegazione del perché le relazioni basate sul sesso sono destinate a non durare (ovviamente esisteranno le opportune eccezioni). Durante il rapporto sessuale viene secreto un ormone, l’ossitocina, responsabile di una maggiore disponibilità al compromesso. Come a dire che durante il rapporto sessuale tale ormone ci porta ad essere più accettanti e disponibili anche nei confronti di ciò che –in una situazione diversa- potrebbe non piacerci. Di qui –con tutta probabilità- l’illusione: durante il rapporto sessuale il partner ci appare migliore, ci piace di più, fino a giungere alla convinzione che si possa trattare del fantomatico “partner per la vita”.
Fuori della situazione erotica, tuttavia, le cose tornano ad assumere il loro reale aspetto. Il carattere non ci piace più, le abitudini del partner ci infastidiscono o non coincidono con le nostre. La relazione finisce (con il relativo e spesso presente senso di fallimento che ne consegue).
Come comportarsi dunque se si è alla ricerca del compagno o della compagna “per la vita”? Prestare attenzione e restare a mente lucida potrebbe essere un buon inizio, lasciando che il sesso torni ad essere il completamento di un quadro più articolato, come a dire: “la tal persona mi piace caratterialmente, esistono affinità ed interessi comuni, la sua personalità sembra integrarsi bene con la mia, vediamo infine di indagare anche l’intesa sessuale”.
Certo questo ordine delle cose non garantisce il successo di una relazione, né tantomeno può essere ritenuta la strada maestra da percorrere qualora si desiderasse trovare la propria “anima gemella”, quantomeno potrebbe però aiutare a non prendere decisioni avventate sotto i “fumi” dell’ossitocina.
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