I campanelli d’allarme da non sottovalutare: mio figlio non regge la frustrazione!
Non è sempre semplice per i bambini riuscire a tollerare la frustrazione: un “no”, una attesa, … vediamo alcuni esempi.
“Fabio, 9 anni, aveva finito prima di risolvere il problema che avevo dato alla classe. Si stava annoiando e incapace di aspettare si è messo a disturbare i suoi compagni. L’ho richiamato e dopo avermi risposto male è scoppiato in un pianto dirotto.”
“Chiara, 8 anni, stava giocando nel cortile di casa con sua sorella. Giocavano a “chi arriva prima, vince”. Chiara aveva perso già 2 volte, alla terza ha iniziato ad insultare la sorella, ad aggredirla e ad urlare come una pazza! Sono dovuta intervenire e metterla in punizione.”
Esempi diversi che raccontano la stessa difficoltà: bambini che non sanno tollerare la frustrazione.
Situazioni che sembrano essere sempre più frequenti, mettendo in difficoltà genitori, insegnanti e i bambini stessi. Sì perché quando parliamo di bambini che non sanno tollerare la frustrazione stiamo mettendo in risalto la loro difficoltà ad adattarsi.
Tollerare la frustrazione vuol dire: saper tollerare situazioni nelle quali i propri desideri o le proprie aspettative non si possono realizzare. La frustrazione è quel sentimento che nasce quando non si riesce ad ottenere quello che si vuole nel momento in cui lo si desira. Implica l’aver acquisito la capacità di controllare le proprie emozioni, di saper attendere, di saper gestire la noia, di saper autogestirsi e non arrendersi di fronte a possibili ostacoli o sconfitte.
Proprio per la sua valenza psico-sociale è una capacità che deve essere coltivata e stimolata. Si deve cioè far apprendere, fin da piccoli.
I CAMPANELLI D’ALLARME
- “Fa quello che vuole”
- Di fronte ad un no reagisce perdendo il controllo
- Si impone sugli adulti di riferimento, pretende da loro e li ricatta continuamente
- Se richiamato risponde a tono, insulta e aggredisce facilmente
- Non riconosce l’autorità e disubbidisce agli ordini
- Non accetta di perdere, piange e/o si arrabbia se succede
- Con i coetanei si impone come leader e se non riconosciuto si isola e tende a non voler giocare insieme
- Non accetta di sbagliare, piange e/o si arrabbia se succede
- Non riconosce i limiti imposti dagli adulti
- È spesso irritabile e nervoso, si agita facilmente e non sembra capace di regolare le sue reazioni emotive
Questi sono alcuni dei segnali lanciati dai bambini che ci devono mettere in allerta. Possono essere sintomo di un’incapacità di adattamento e di un’immaturità nello sviluppo. Bambini che stanno manifestando in questo modo un loro disagio, una loro difficoltà.
Non dobbiamo sottovalutare come un bambino che non sa stare nei limiti, che non sa tollerare la possibilità di fallire e che non sa aspettare, potrebbe diventare un adulto insofferente e insoddisfatto.
Un bambino che “fa quello che vuole” può diventare un adulto incapace di adattarsi e di rispondere adeguatamente al contesto sociale in cui è inserito. Una persona, quindi, incapace di cogliere le opportunità che la vita gli potrà presentare vivendo con la costante sensazione di una vita ingiusta.
COSA FARE QUINDI?
Appare evidente l’importanza di educare alla frustrazione fin da piccoli.
Come farlo?
Il focus dei nostri interventi educativi deve essere rivolto essenzialmente su tre aspetti:
- Far acquisire maggior consapevolezza delle emozioni e dei sentimenti vissuti
- Far riconoscere la differenza tra un desiderio, che non deve essere soddisfatto immediatamente, e una necessità
- Far acquisire un maggior controllo nelle reazioni comportamentali e far vivere esperienze di conflitto.
Educare alla frustrazione vuol dire quindi impostare un rapporto di dialogo e confronto costante con il proprio bambino, vuol dire creare uno spazio, un momento, nel quale possa sentirsi ascoltato e capito. Perché se è vero che è normale provare frustrazione in alcuni momenti della vita, è vero anche che è fondamentale imparare a gestirla e riuscire così a non farsi sopraffare da tali situazioni.