Nostro figlio: una spia.
Ovvero: quando in una separazione tra coniugi i figli si trovano tra i due fronti e si trasformano –loro malgrado- in spie cariche di segreti da cui “estorcere” informazioni preziose.
Quando si sono conosciuti Francesco e Giovanna erano molto giovani, si sono innamorati fin da subito e dopo pochi mesi di convivenza hanno deciso di sposarsi. Di lì a poco Giovanna è rimasta incinta, inutile dire che tutti erano al settimo cielo, per primi i futuri genitori.
Nasce Emily, la piccola e dolce Emily, che riempie di gioia i cuori della sua mamma, del suo papà, dei nonni, degli zii e degli amici che fanno a gara per dare il benvenuto alla piccola.
Dopo pochi anni Francesco e Giovanna non vanno più d’accordo. Le motivazioni sono tante, almeno quanto i litigi cui sempre più spesso Emily è costretta ad assistere.
Francesco e Giovanna decidono di separarsi e si accordano, non senza poche difficoltà, sui giorni che Emily avrebbe trascorso con il padre e quelli invece con la madre.
Nonostante la separazione, le cose tra Francesco e Giovanna non migliorano, anzi iniziano i contenziosi relativi alla bambina: quale asilo, quale medico di base, danza o nuoto?
Emily, in tutto questo, si trova letteralmente tra due fuochi, soprattutto da quando il papà ha iniziato a farle domande sempre più incalzanti relative alla mamma, alle sue amiche e, soprattutto, ai suoi amici. Emily risponde al papà con la sincerità ed il candore caratteristici della sua età, ma inizia a trovarsi in seria difficoltà quando anche dalla mamma provengono richieste –più o meno velate- di informazioni relative al papà.
“Non dirlo al papà!”, e “ma alla mamma è meglio se diciamo che …” sono frasi sempre più ricorrenti che Emily sente pronunciare dall’uno e dall’altro genitore.
Emily è diventata una spia, assoldata da entrambi i fronti.
La storia di Francesco, Giovanna e Emily è una storia di fantasia che però non si discosta dalla realtà di unioni infrante, in cui i bambini vengono coinvolti nelle diatribe dei genitori i quali, molto spesso, non si rendono nemmeno conto della difficile posizione in cui il/la proprio/a figlio/a –per loro stessa mano- si trova a vivere.
Frequentemente i genitori ritengono che il chiedere al bambino di non dire una determinata cosa all’altro genitore possa favorire l’instaurarsi di una relazione di complicità, quindi un qualcosa che potrebbe migliorare e consolidare un rapporto genitore-figlio. Al contrario si aprono i viali delle menzogne, delle mezze verità, che costringono i figli a ricordare versioni della realtà mai esistite, creando confusione, dubbi, incertezze. Oltre che un essere un modello poco educativo (dato che rende la menzogna un mezzo lecito di interazione), l’essere una “spia” –per di più al servizio di due committenti che sono peraltro rivali- diviene un lavoro faticoso e, soprattutto, non adatto ad un bambino.
Molto spesso, in questi casi, gli scenari sono i più disparati: dai bambini “viziati” che si lasciano “ricompensare profumatamente” per i loro “servigi”, a bambini adultizzati che prendono letteralmente in mano la situazione invertendo i ruoli, diventando loro la parte matura della (ex) famiglia.
Accompagnare il proprio figlio o figlia durante la separazione tra i due coniugi – soprattutto se questa avviene in maniera burrascosa – è cosa piuttosto ardua. E’ di fondamentale importanza in queste delicate situazioni, che il figlio o la figlia comprenda che la divisione dei genitori non solo non è “colpa sua”, ma che nonostante i disaccordi tra i genitori, lui o lei resterà sempre figlio/a di entrambi.
Ovviamente esistono approcci diversi a seconda delle età del/la bambino/a, che vanno dall’utilizzo delle favole (nei più piccoli), ad un dialogo invece più adulto.
La chiave sta comunque sempre nel comunicare, nel domandare cosa prova il proprio figlio, nel chiedere quali sono le fantasie nate dalla separazione dei genitori (spesso sono fantasie catastrofiche che è opportuno riportare su un piano di realtà), rassicurando del fatto che la separazione di un uomo e una donna che si sono amati e che ora non si amano più, non significhi la separazione dal reciproco ruolo di genitore.
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