Il Disturbo Bipolare.

All’interno della categoria dei Disturbi dell’Umore non esiste solamente la Depressione (o Disturbo Depressivo), ma anche il Disturbo Bipolare, una sorta di “esatto contrario” che, diversamente da quello che si può pensare, non costituisce “benessere”.

 

Elisa è una giovane donna molto dinamica, espansiva e loquace… quasi troppo. Veste in maniera vistosa, ama i colori, stare in mezzo alla gente e spesso sembra che nulla possa fermarla.

Elisa non è sempre così, ma solo per alcuni periodi, e nei periodi in cui è la “vera Elisa” prova una profonda vergogna per quello che ha fatto durante gli “episodi”. Elisa –durante quegli “episodi”- ha speso tutto i suoi risparmi e si è indebitata per una cifra considerevole avendo comprato cose che ora –fuori dall’episodio- non userà, perché nemmeno le piacciono.

Elisa viene ora costantemente contattata da uomini (e anche qualche donna) che sostengono di avere avuto “relazioni” sentimentali o più semplicemente rapporti occasionali con lei e questo fatto ha seriamente minato il suo matrimonio.

Elisa ha perso tutte le sue amicizie che aveva prima e i parenti si sono allontanati parecchio perché –dicono- “durante quel periodo non eri tu e ci spaventavi parecchio”.

Elisa –il nome è di fantasia- è una persona che –come tante- è affetta da un Disturbo dell’Umore di tipo bipolare, una malattia che ha letteralmente creato una “seconda Elisa”, una persona in tutto e per tutto diversa, per un periodo limitato di tempo.

Ma cos’è il Disturbo Bipolare?

Il Disturbo Bipolare si inserisce all’interno della categoria dei Disturbi dell’Umore ed è caratterizzato dalla presenza (può comparire anche una sola volta nella vita) di uno più episodi di cosiddetta “euforia” in cui il comportamento della persona che ne è affetta è caratterizzato dall’essere “sopra le righe”.

Molto spesso capita che chi si trova in un episodio depressivo desideri effettuare il cosiddetto “switch” in un episodio maniacale (o ipomaniacale a seconda dell’intensità) dichiarando così di preferire una diagnosi di Disturbo Bipolare al Disturbo Depressivo, ritenendo che “essere sopra le righe” sia qualcosa di decisamente positivo. L’esempio di Elisa dimostra l’esatto contrario.

Qual è quindi la sintomatologia di un Disturbo Bipolare?

Il Disturbo Bipolare (come la depressione) si caratterizza per la comparsa, come detto, di una o più fasi (o “episodi”) di “attivazione”, fasi che possono essere alternate a fasi invece depressive.

Le “avvisaglie” –per così dire- dell’arrivo di un episodio maniacale o ipomaniacale (in una persona magari con famigliarità positiva per Disturbi dell’Umore)  è frequentemente caratterizzato da alcuni tra i seguenti:

  • ridotto bisogno di riposo (poche ore dedicate al sonno, fino ad arrivare ad anche 2-3 ore per notte)
  • iperattivazione: la persona aumenta il proprio ritmo lavorativo (talvolta senza che questo risulti positivo dato che spesso si osserva la tendenza ad essere includenti, ossia si iniziano -tipicamente- tante attività, senza tuttavia riuscire a portarle a termine)
  • irritabilità/ aggressività (verbale e/o fisica)
  • riduzione dei “freni inibitori” (talvolta si arriva anche alla messa in atto comportamenti sessuali promiscui)
  • senso di onnipotenza, che porta alla messa in atto di comportamenti anche pericolosi per la propria ed altrui incolumità (guida spericolata, ecc.)
  • spese eccessive

 

Qual è il miglior trattamento?

Il trattamento più efficace è quello farmacologico, in associazione ad un percorso psicologico o psicoterapico. Data la caratteristica della patologia di ripresentarsi con una certa periodicità (che tuttavia non è sempre prevedibile) sotto forma delle già menzionate “fasi”, il trattamento è solitamente caratterizzato da un monitoraggio continuo nel tempo da parte di uno psichiatra (generalmente ogni 3 mesi), al fine di valutare l’andamento e di essere in grado di fronteggiare efficacemente il sopraggiungere di una di queste fasi.

Il trattamento multidisciplinare, ossia quello che coinvolge diversi specialisti, è ritenuto il più efficace nella gestione di un Disturbo dell’Umore, poiché l’associazione di un percorso psicologico al trattamento farmacologico, costituisce non solo un potenziamento dell’effetto chimico della molecola, ma anche un utile passo verso l’accettazione della malattia, nella sua gestione quotidiana e nella prevenzione di ulteriori episodi. Imparare infatti a conoscersi –e quindi a conoscere come la malattia si manifesta nella propria persona- permette di avvertire quelli che possono essere definiti “campanelli d’allarme”, ossia quei primi sintomi tipici di un “episodio”.

Cosa sono questi “episodi”?

Un paziente ottiene una diagnosi di Disturbo Bipolare nel momento in cui si presenta anche un solo episodio di tipo maniacale o ipomaniacale. Nell’ambito dei Disturbi dell’Umore (in cui sono inclusi Depressione e Disturbo Bipolare, per intenderci) si parla di “episodi” per identificare i veri e propri focolai di malattia, i momenti in cui si manifesta la sintomatologia tipica del disturbo. Ciò significa che la malattia può rimanere a lungo “silente” e permettere alla persona che ne è affetta di condurre una vita “normale”, fino a quando non compare un “episodio”.

Ogni episodio poi tende -per sua natura- a risolversi spontaneamente (statisticamente in un periodo di tempo che va dai 6 ai 12 mesi); quelli che venivano una volta definiti “esaurimenti nervosi” non sono altro che gli attuali “episodi depressivi” (e per il bipolarismo vige lo stesso discorso). Lo scopo del trattamento è -per l’aspetto farmacologico- fornire all’organismo quelle sostanze che sono necessarie al mantenimento di un tono dell’umore normale (“normotimia”), quello psicologico o psicoterapico è in primis psicoeducativo, ossia insegnare, educare il paziente a riconoscere quando un episodio sta per arrivare (identificare i campanelli d’allarme), ciò al fine di ridurre la durata e l’intensità “naturale” dell’episodio.