Senza via d’uscita

Sempre più spesso, all’interno della mia pratica clinica, mi capita di entrare in contatto con persone che si definiscono letteralmente bloccate: non riescono più a muoversi in alcuna direzione e avvertono la propria situazione problematica come “senza via d’uscita”.

Non solo tali persone si definiscono bloccate, ma lo sono effettivamente!

Le situazioni sono realmente frustranti e drammatiche e nessuna strada appare percorribile al fine di ridurre la sofferenza e riacquistare uno stato di benessere, migliorando la propria qualità di vita.

Proprio come definito dal concetto di “learned helplessness”, discretamente definito dalla Treccani:

“Modello sperimentale di ansia consistente nel creare nell’animale da laboratorio delle reazioni apprese di rinuncia e impotenza davanti a compiti sperimentali impossibili da risolvere. Di fronte a tali compiti, l’animale non è in grado di eludere, contrastare o controllare una situazione ansiogena, per cui col tempo può sviluppare uno stato depressivo o uno stato di ansia (o entrambi) che interferiscono in modo catastrofico sulla capacità di apprendere nuovi compiti stavolta risolvibili. Tale modello presenta notevoli analogie con gli svariati casi in cui nell’uomo si sviluppano risposte ansiose o altre forme di nevrosi, determinate dall’impossibilità di esercitare un controllo sugli eventi attraverso decisioni autonome.”

Una serie di ripetuti feedback negativi, ossia delusioni e fallimenti, oltre ad essere col tempo “ingranditi”, portano ad un reale blocco della persona che non riesce più ad identificare una via d’uscita, fomentando ulteriormente la visione catastrofica della propria esistenza.

Come uscirne?

Questa – ovviamente – è la domanda che mi viene più spesso fatta e alla quale anzitutto rispondo che è possibile uscirne. Può sembrare un’affermazione da nulla, ma per chi vive con la consapevolezza di essere senza via d’uscita è un primo barlume in una condizione di buio costante.

Successivamente, analizzando in maniera più obiettiva (o meno catastrofica che dir si voglia) tutta la situazione, si identificano le vie d’uscita principali dal vorticoso circolo vizioso.

La consapevolezza di non avere una, ma spesso diverse possibilità di uscita, contribuisce notevolmente ad avvicinarsi alla prospettiva di un successo, di riuscire a riappropriarsi della propria vita.

Il passo successivo è individuare obiettivi: dai più piccoli e apparentemente inutili, a quelli finali, i traguardi (perché ogni viaggio – si sa – inizia sempre con il primo passo).