Grooming: quando il pericolo è Internet.

Probabilmente tutti, ai giorni nostri, conosciamo a livello concettuale cos’è, ma, forse, quello che non si conosce è il suo nome tecnico e perché viene così definito. Pertanto: cos’è il grooming?

È una tecnica utilizzata per l’adescamento di minori tramite internet, ossia attraverso le nuove tecnologie tanto amate dai ragazzi,  in cui l’adulto, potenziale abusante, “cura” (dall’inglese “grooms”) la potenziale vittima, portando il bambino o ragazzo a superare, in maniera graduale, le sue iniziali resistenze, attraverso tecniche di manipolazione messe bene a punto.

Questi potenziali abusanti sono soggetti che mirano ad assicurarsi la fiducia e la collaborazione del minore contattato in rete, allo scopo di coinvolgerlo, successivamente, in attività di tipo sessuale. L’obiettivo è quindi molto preciso ed essi sono particolarmente lucidi e determinati nell’avvicinare i bambini, senza uscire allo scoperto finché non saranno convinti di poter passare a uno stadio successivo.

Inoltre, una caratteristica fondamentale dei groomers è la loro capacità di mantenere la calma  e di perpetrare questa  attività di grooming senza alcuna fretta: infatti, essa può durare anche settimane o, addirittura, mesi e l’adescatore tenterà in ogni modo di diventare un confidente per il minore, in modo da ottenerne il pieno controllo e guadagnarsi la  sua totale fiducia.

O’ Connell (2003) individua sei fasi specifiche del grooming:

  1. Selezione delle vittime e contatto iniziale: è la ricerca, da parte dell’adulto, di potenziali vittime minorenni all’interno delle chat. Sono particolarmente capaci a individuare i minori che appaiono più vulnerabili, ingenui e disponibili; dopo di ciò, segue una breve presentazione (più o meno veritiera) del potenziale abusante che poi chiederà al minore di raggiungerlo in una stanza privata della chat;
  2. Creazione dell’amicizia: comprende l’uso, da parte dell’adescatore, di una serie di tattiche di manipolazione (ad es. fingersi un bambino/adolescente), allo scopo di guadagnarsi la fiducia del minore, comportandosi anche con estrema pazienza e rispetto nei suoi confronti;
  3. Creazione della relazione: è la fase che con maggiore probabilità può vedere il passaggio all’uso di mezzi di comunicazione più intimi (ad es. cellulare o mail) e può durare anche mesi, in quanto il fine è quello di diventare il maggior confidente del minore, convincendolo dell’importanza della relazione che si è creata per entrambi;
  4. Valutazione del rischio: in questa fase, il potenziale abusante inizia a indagare quanto è grande il rischio di venire scoperto, nel suo tentativo di adescamento;
  5. Fase di esclusività: l’adulto manipola il minore, facendo leva sulla fiducia tra loro e sull’esclusività del loro rapporto, insistendo con lui sull’importanza di tenere segreta la loro relazione;
  6. Fase sessuale: è la fase culminante in cui l’adulto introduce, nelle conversazioni con il minore, argomenti esplicitamente sessuali, al fine di far abbandonare al minore le sue reticenze, cedendo così alle sue richieste.

È importante tenere a mente che lo scopo finale è l’incontro “offline”, dal vivo, così da perpetrare l’abuso: ciò avviene solo nel momento in cui l’adescatore ha la totale sicurezza sul fatto che il minore sia completamente plagiato e invischiato nella relazione.

Ai giorni d’oggi la tecnologia permea sempre più la nostra quotidianità, costituendo, soprattutto per bambini e adolescenti, un mix di curiosità e imprudenza, la quale può spingerli, ad esempio, ad avventurarsi, senza la giusta consapevolezza, su internet oppure ad utilizzare ingenuamente il cellulare, ma, come giustamente tiene a precisare Telefono Azzurro, “è importante insegnare a bambini e adolescenti la prudenza e non la paura. I pericoli nel cyberspazio possono essere affrontati nello stesso modo in cui si affrontano i pericoli nella vita reale, evitando la proibizione e la negazione, ma adottando idonee protezioni e accorgimenti”.

Autore: dott.ssa Elena Parise