Dottore, Le chiedo un consiglio.

Una delle frasi maggiormente pronunciate e che molto spesso si sentono anche nella pratica clinica riguarda la richiesta di consigli, di suggerimenti oppure ancora di valutazioni circa le proprie azioni (“ho fatto bene?”). Ma quello dello psicologo non è il mestiere del “dare consigli”, eppure continuamente queste richieste giungono da ogni dove.

 

Una madre in difficoltà nella gestione del proprio figlio chiede se sia meglio adottare la linea “dura”, oppure la linea “dolce”; il marito con una relazione extraconiugale domanda se sia il caso di informare la moglie del suo tradimento oppure mantenere il segreto; una studentessa vorrebbe sapere se accettare le avances del tal ragazzo sia la cosa giusta da fare.

Consigli e ancora consigli.

Sempre più frequentemente e soprattutto online, quindi tramite i vari forum cui mi capita di partecipare, oppure tramite il form direttamente presente sul sito, la richiesta appare essere sempre la stessa, ossia avere dei consigli da un esperto in materia. Altrettanto spesso, quindi, la figura dello psicologo viene ritenuta alla stregua di un “dispensatore di consigli”, quasi egli (o ella nel caso di colleghe) sia il detentore del sapere, colui (o colei) che conosce l’andamento del mondo e che, quindi, è in grado di fornire il suggerimento migliore.

Dare il “consiglio giusto”, però, implica il possedere un’abilità che nessun psicologo (per meglio dire nessun essere umano) possiede: ossia la capacità di prevedere il futuro. Fornire il giusto consiglio implica che una scelta presa oggi si rivelerà la migliore nel prossimo futuro e, per avere a priori la certezza della bontà di tale scelta, è necessario conoscere quali ripercussioni essa avrà nel futuro, al fine di stabilirne la bontà o preferenza su altre alternative.

Lo psicologo –purtroppo o per fortuna- non possiede la capacità di prevedere il futuro; per questo motivo –ma non solo- un consiglio dato da uno psicologo ha le stesse probabilità di rivelarsi “efficace” o “buono” di quelle di un consiglio fornito da un amico o un vicino di casa. Insomma pari a zero.

Quindi lo Psicologo non fornisce consigli.

Il motivo principale per il quale lo psicologo NON fornisce consigli è però un altro. Dare un consiglio significa esporre all’altro ciò che si farebbe, qualora ci si trovasse nella medesima situazione, nei suoi panni. Tuttavia ciò è paradossalmente impossibile, poiché in nessun modo possibile ad alcuno –trattasi anche di psicologo- avere una precisa e perfetta rappresentazione delle esperienze vissute dalla persona che richiede il consiglio, le sue credenze, i suoi tabù, ecc., proprio a fronte del fatto che non si è quella persona. Anche lo psicologo, quindi, benché all’interno del percorso psicologico venga a conoscenza delle confessioni spesso più intime del proprio paziente, non potrà comunque mai “pretendere” di vestire appieno i panni della persona che gli sta seduta di fronte, quindi non potrà mai suggerire o consigliare un comportamento piuttosto che un altro.

Ciò che lo psicologo non può dunque fare è dare consigli (attività invece a carico –eventualmente- di amici e conoscenti), dato che a lui viene attribuita una professionalità. In veste di professionista infatti sarà tenuto a mettere in pratica le sue conoscenze, ciò che ha appreso sui manuali e nella propria pratica clinica, al fine di portare il paziente a prendere una decisione. Il consiglio, soprattutto se proveniente da una figura ritenuta “autorevole” (si presume che ciò accada nel momento in cui una persona decide di rivolgersi ad un simile professionista), risulta quindi deleterio, anche per il fatto che la responsabilità dell’eventuale scelta non è totalmente del paziente, ma diviene “diffusa”, se non addirittura a totale carico del terapeuta. Ciò diviene parecchio rischioso per l’integrità e l’autostima del paziente stesso, il quale non potrà mai avvertirsi come unico artefice del cambiamento –nel bene e nel male, ovvero sia che la decisione presa si riveli “funzionale”, sia che invece essa risulti “disfunzionale”.

Mi permetto quindi in conclusione di dare un consiglio: se ciò di cui siete alla ricerca è di un consiglio, non rivolgetevi ad uno psicologo. E diffidate dei professionisti che invece ne sono dispensatori (perché, con tutta probabilità, non saranno psicologi).