Perché personaggi come Joker ci piacciono tanto?
“Il lato peggiore della malattia mentale è che la gente vorrebbe che tu ti comportassi come se non l’avessi”
Una frase potente, quella contenuta all’interno del film “Joker” per la regia di Todd Philips (2019) che colpisce ma che ti porta a riflettere sulla grande sofferenza generata, non tanto dai disturbi in sé di cui il protagonista è afflitto, ma dal modo in cui la gente pensa, giudica e quindi, vede Joker, all’anagrafe Arthur Fleck.
Sembra che in fin dei conti il protagonista, non possa far altro che diventare un mostro, sovrascrivendo la rappresentazione delle persone al suo vero sé, la sua parte più autentica che non ha mai avuto alcuna possibilità di emergere, soffocata dai giudizi e dallo stigma sociale.
La cosa interessante è il domandarsi come mai Joker, sia senza dubbio, nell’immaginario collettivo, uno dei personaggi che attraggono, incuriosiscono e affascinano maggiormente il pubblico, non solo quello che appartiene alla generazione dei giovani d’oggi ma fin dalla trasposizione cinematografica di Jack Nicholson, passando per Heath Ledger e quindi a Joaquin Phoenix.
Primo al box office in Italia, e non solo, viene da chiedersi cosa catturi così tanto l’interesse del pubblico. In questo articolo proviamo a rispondere a questa domanda.
Nel film di Todd Philips, Joker è un personaggio controverso, un bambino abusato, cresciuto senza conoscere il padre, con una madre instabile e delirante che si trova a vivere in un contesto sociale, rappresentato da Gotham City, dove la forbice tra chi detiene il potere e la ricchezza e chi non possiede nulla non è mai stata così ampia.
Joker diventa l’unica risposta possibile per Arthur Fleck consentendogli di diventare da sconosciuto e reietto a simbolo e voce di un movimento politico e sociale.
Detta così sembra che non ci sia nulla di strano nella domanda che ci stiamo ponendo se non fosse che Joker diventa anche un killer sociopatico.
Il personaggio di Joker sembra ricordarci che nella nostra società, è presente un sottile velo di ipocrisia, di conformismo, un lento scorrere ingiusto, immutabile e silenzioso che lui non ha più paura di incidere, perforare e oltrepassare, pur sacrificando tutto ciò che di buono gli rimane.
Arthur Fleck, è un uomo che affronta i suoi problemi come tutti noi, lottando, prendendosi cura dei suoi cari, rispettando il prossimo, coltivando dei sogni nel cassetto. Ma di fronte alle delusioni sempre più cocenti e al constatare dell’inutilità dei propri sforzi, decide di cedere una volta per tutte al suo lato scuro, rompendo qualsiasi regola sociale, quell’ordine che la società impone in modo silenzioso.
Non è poi tanto diverso da “Un giorno di ordinaria follia” dove una colazione non preparata scatena nel protagonista una serie di comportamenti folli.
E’ proprio in questo in cui lo spettatore può identificarsi, sublimando attraverso l’espediente del cinema, la propria ribellione verso le ingiustizie di ogni giorno.
Vedere Joker non fa di noi degli psicopatici, ma degli esseri umani che vogliono semplicemente evadere, affidandosi ad un personaggio che non ha nessuno scrupolo nel ribellarsi ad una società che l’ha abbandonato.