Un pensiero è solo un pensiero
La mente umana è definita “vagabonda” perché sposta la nostra attenzione nel passato, facendo riaffiorare vecchi ricordi, e nel futuro, anticipando eventi che ancora devono verificarsi.
Ci spinge a pensare a quello che è successo ieri e a quello che succederà domani, allontanandoci inevitabilmente da emozioni, vissuti e situazioni che stiamo vivendo nel “qui ed ora”. Oltre a ciò, la nostra mente tende a raccontare molte più storie negative che positive: “non ce la farò mai”, “gli altri sono più bravi me”, “sono una persona senza forza di volontà”, “questa situazione è troppo difficile da affrontare” sono solo alcuni esempi di pensieri definiti “sabotatori” perché ostacolano i tentativi di cambiare una situazione difficile o sperimentare qualcosa di nuovo perché ci sentiamo inadeguati o non preparati.
Purtroppo la tendenza a identificarsi e assecondare questi pensieri genera stati di ansia, malessere e frustrazione.
La psicologia insegna che un pensiero è solo un pensiero: un insieme di parole e sillabe a cui siamo noi ad attribuire un determinato significato.
Provate a ripetere per 30 secondi una parola semplice come “latte”, di cui tutti abbiamo una chiara idea (è bianco, può essere bevuto caldo o freddo, viene munto dalle mucche ecc..): vedrete che dopo qualche rapida ripetizione, la parola “latte” perderà quei significati apparentemente così ovvi e radicati e diventerà una semplice combinazione di lettere.
Partendo da questo presupposto è importante allenare la nostra mente a non cadere in circuiti negativi non funzionali e automatici che minano l’autostima e il senso di autoefficacia e impediscono di compiere azioni per noi ricche di valore.
Come è possibile imparare a non essere sopraffatti dai pensieri negativi?
Gli esercizi di mindfulness vengono in aiuto, allenando non a rimanere ancorati al pensiero
(”non sono capace”, “non ce la farò mai”) , ma a notarlo e lasciarlo andare, così come esplicita una bellissima metafora tratta dal libro “Il fiore dentro” (Montano A., Villani S., 2017).
“I pensieri sono come alberi di un lungo viale alberato. Pedalando in bicicletta possiamo vederli scorrere con la coda dell’occhio, ma non possiamo fermarci a guardarli perché altrimenti perderemmo l’equilibrio e rischieremmo di cadere. Allo stesso modo possiamo far scorrere i pensieri che attraversano la nostra mente. Ci possono essere alberi grandi, più piccoli, in fiore o che non riusciamo a guardare, ma dobbiamo lasciarli scorrere e continuare a pedalare (…). Se notate di esservi fermati a guardare qualche albero in particolare non preoccupatevene, ma, appena potete, tornate in sella alla bici e ricominciate a pedalare (…)”.
Montano A., Villani S., 2017