Siamo così bravi a riconoscere le bugie?

Durante una normale giornata capita a tutti di dire qualche bugia, bianca o “nera” che sia.

A volte ci si nasconde dietro le bugie per evitare di confessare una dura verità, per non danneggiare il nostro interlocutore oppure per motivi egoistici, come proteggere se stessi, il proprio Io e la propria autostima.

Ma come si può capire se si è vittime di una bugia?

Innanzitutto distinguiamo le bugie dalle menzogne. Entrambi sono sinonimi l’uno dell’altro, ma si usa il termine bugia per far riferimento ad una situazione di inganno dai toni più soft, tanto da parlare anche di bugie bianche. La menzogna, invece, ha un’accezione più negativa. Secondo Anolli – psicologo – “la menzogna è un atto comunicativo consapevole e deliberato di trasmettere una conoscenza non vera ad un altro in modo che quest’ultimo assuma credenze false sulla realtà dei fatti”.

Lo scopo alla base della bugia e della menzogna è sempre strategico, in entrambi i casi l’obiettivo è trarre in inganno l’altro.

Paul Ekman, psicologo statunitense di fama mondiale per il suo lavoro sul riconoscimento delle emozioni e delle espressioni facciali ad esse associate, sostiene che alla base del riconoscimento della menzogna vi sia l’intercettazione di micro-espressioni facciali. Sono espressioni facciali dalla durata di pochi secondi, quasi impercettibili ad occhi nudi ed inesperti. Infatti, un esperto in quest’ambito riuscirà a rilevare le emozioni espresse tramite la mimica facciale che il bugiardo vuole nascondere.

Ma la maggioranza delle persone, i non esperti, possono però far attenzione ad altri comportamenti più visibili. Chi è in procinto di ingannare l’altro tenderà a sbattere meno spesso le palpebre ed a parlare anche in maniera più lenta, di modo ché abbia più tempo per riordinare i pensieri.

I bugiardi, inoltre, hanno la tendenza ad abbondare con i dettagli. Molto spesso una scena o una situazione viene riportata in maniera troppo precisa, fin troppo precisa. Questa propensione ai dettagli serve per rendere più credibile ciò che stanno raccontando, utilizzando ripetitivamente determinate parole.

E’ possibile riconoscere un bugiardo anche da piccoli gesti, come il mordersi unghie e labbra, oppure picchiettare le unghie su una superficie. Si potrà avvertire anche un cambiamento della respirazione e una accelerazione del battito cardiaco.

Ekman, inoltre, sostiene che: “quando si diventa amici, amanti o genitori, è come se si cadesse in una sorta di cecità e obnubilamento del pensiero”. Questo per rafforzare l’idea che il più delle volte non basta conoscere una persona, anche intimamente, per capire o meno se il suo scopo è ingannevole. Si può decidere deliberatamente o in maniera inconscia, di non far caso a determinati comportamenti manifesti dell’altro, sia esso il nostro collega di lavoro, compagno di vita o il proprio figlio.

Ovviamente potremmo essere sospettosi se il nostro collega di lavoro manifesta uno di questi comportamenti, ma lasciamo che siano gli esperti a decretare l’effettiva esistenza di un effettivo comportamento ingannevole.

 

A cura della dott.ssa Lodato