Che cosa (non) è la Mindfulness

“Le persone non sono i loro pensieri, credono di esserlo, questo li porta ogni sorta di infelicità. La mente è solo un organo di riflesso, reagisce ad ogni cosa e ti riempe la testa con milioni di pensieri ogni giorno e nessuno di quei pensieri rivela di te più di una lentiggine che hai sulla punta del tuo naso”. Dal film “Peaceful Warrior”

 

Non vi è alcun dubbio, negli ultimi decenni si è sviluppato un crescente interesse per l’applicazione di alcune pratiche meditative in campo in campo clinico e non solo.

Tra tutte sicuramente la mindfulness è quella che ha ottenuto una maggiore risonanza.

Perché la mindfulness?

Una delle possibili spiegazioni è che la mindfulness rappresenta un processo percettivo centrale, alla base di ogni modello di psicoterapia efficace, un costrutto trans-teoretico. E’ per questo che clinici di ogni indirizzo stanno applicando la mindfulness nel loro lavoro, sia che si tratti di psicoterapeuti psicodinamici che lavorano primariamente sul piano relazionale, o di terapeuti cognitivo-comportamentali che stanno sviluppando nuovi interventi strutturati e più efficaci. La missione terapeutica comune oggi sembra essere quella di aiutare il paziente a sviluppare più accettazione e consapevolezza della sua esperienza nel momento presente.

E’ qui che si inserisce ogni discorso riguardante la mindfulness che consente al terapeuta di aiutare il proprio paziente a cambiare il suo rapporto con l’esperienza personale, piuttosto che intervenire direttamente su pensieri, emozioni o comportamenti maladattivi.

Ma quindi che cos’è la mindfulness?

Tutte le pratiche di mindfulness comportano una qualche forma di meditazione. In Occidente in particolare, abbondano idee errate sulla meditazione, quindi può essere utile, nel definire che cosa sia la mindfulness, esaminare alcuni degli equivoci più comuni.

  • Non è avere la mente vuota. Al contrario la pratica di mindfulness consiste nell’allenare la mente a essere consapevole di quello che fa, in ogni momento, e quindi anche ad essere consapevoli di ciò che stiamo pensando mentre pensiamo.
  • Non è essere privo di emozioni. Molte persone sono convinte che la mindfulness possa alleviare dal peso dell’esperienza emotiva. In realtà, la pratica di mindfulness viaggia nella direzione opposta: poiché iniziamo a praticare l’osservazione consapevole dei contenuti della mente, cominciamo ad osservare anche le nostre emozioni in maniera più piena e vivida. La nostra capacità di riconoscere come ci sentiamo aumenta man mano che lasciamo andare le difese abituali, come ad esempio andare a divertirci o mangiare per distrarci da situazioni di disagio.
  • Non è ritirarsi dalla vita. Poiché molte pratiche meditative sono state concepite o affinate da monaci spesso si ritiene che tali pratiche comportino la rinuncia a una vita piena e ricca dal punto di visto relazionale. Al contrario le vicissitudini della vita, così come le nostre relazioni, attraverso la pratica della mindfulness, vengono sperimentate in maniera più vivida, proprio perché ci stiamo prendendo il tempo per prestare attenzione alla nostra esperienza, istante dopo istante.
  • Non è la ricerca della felicità. Molte persone percepiscono una grande frustrazione quando, nelle prime fasi del loro percorso di meditazione, si rendono conto, di come la mente tende a vagare e di come ci si sente agitati o instabili. Nella meditazione basata sulla mindfulness lasciamo ugualmente sorgere e poi andare gli stati mentali siano essi gradevoli o sgradevoli.
  • Non è fuggire dal dolore. La mindfulness ci aiuta ad aumentare la nostra capacità di sopportare il dolore, più che di sfuggirlo. Ci asteniamo volontariamente da azioni automatiche mirate a farci sentire meglio. Mano a mano che meditiamo ci rendiamo conto che la sofferenza sorge quando reagiamo al dolore con resistenza, protesta o evitamento, invece che con accettazione momento per momento.

 

A cura del dott. Riccardo Manini

 

—-

Indicazioni Bibliografiche:

Didonna, F. (2008). Clinical Handbook of Mindfulness. Springer, New York

Bishop, S., Lau, M., Shapiro, S., Carlson, L., Anderson N., Carmody, J. et al. (2004). Mindfulness: A proposed operational definition. Clinical Psychology: Science and pratice, 11(3), 230-241.