Usiamo solo il 10% del nostro cervello e il restante 90%? Ecco la verità.

Alcuni hanno ipotizzato che la genialità di Albert Einstein fosse da attribuire alla sua capacità di utilizzare a pieno o quasi il suo cervello, invece del più comune 10%.

Sembrerebbe infatti che sbloccando il nostro potenziale neurale potremmo aumentare la nostra intelligenza e creatività, ma come fare?

La risposta è semplice: non serve.

Il fatto che il nostro cervello venga utilizzato solamente per il 10 % è infatti un falso mito. Nessuno sa per certo la sua origine. Sembrerebbe che nel 1936 il giornalista Lowell Thomas avrebbe però contribuito alla sua diffusione, citando erroneamente il famoso psicologo di Harvard William James nella prefazione di un popolare libro di auto aiuto (How to Win Friends and Influence People di Dale Carnegie). Un’altra possibile fonte del mito potrebbe originare dagli studi del neurochirurgo Wilder Penfield che nel 1930 sembro dimostrare che alcune aree del cervello, anche se stimolate elettricamente, non erano associate ad alcuna funzione.

Oggi sappiamo che in realtà questa “corteccia silenziosa” è il correlato neurale di alcune funzioni di alto livello, la cui attivazione richiede però stimolazioni più complesse di quelle utilizzate dal neurochirurgo.

Usiamo solo il 10% del nostro cervello: c’è un fondo di verità in questo mito?

I moderni strumenti, come per esempio la risonanza magnetica funzionale, mostrano che il nostro cervello è in funzione anche in condizioni di apparente riposo. Inoltre lesioni neurali seppur ridotte e localizzate possono avere esisti devastanti sulle nostre funzioni e abilità. La sopravvivenza di questo mito risiede probabilmente nella natura umana: pensare a un seducente 90% di capacità in più ci offre un notevole margine di miglioramento. Sebbene la percentuale non sia quantificabile, il cervello è in realtà un organo nato per adattarsi all’ambiente e connotato da processi neuroplastici che lo rendo modificabile. E’ infatti questa importante abilità che permette il recupero di abilità dopo ictus o lesioni: il cervello crea nuove connessioni e sfrutta l’esperienza per potersi riorganizzare e modellarsi. Ad esempio una parte del cervello può essere designata sin dalla nascita alla ricezioni di informazioni sensoriali da una parte del nostro corpo, nel caso che questa non sia più presente, l’area cerebrale viene messa a disposizione di altre zone corporee. Questo meccanismo è alla base anche dell’acquisizione e del miglioramento di alcune abilità, pensiamo allo sport, alla musica o alle lingue. Si dice che l’esercizio porti alla perfezione; questo avviene grazie all’abilità del nostro cervello di crea nuove vie di comunicazione, di renderle sempre più efficienti e di consolidarle con il tempo.

Forse la domanda più corretta non è quanto cervello utilizziamo, ma come lo utilizziamo.