Dar voce a un corpo che ha fame: l'Anoressia Nervosa.
Volto scarno, gomiti e ginocchia che paiono voler forare la pelle, braccia e gambe magrissime. Molto spesso giovani donne che presentano queste caratterische non sono affette da una patologia organica, bensì vivono un forma di sofferenza psichica, sempre più diffusa in Europa e in America Settentrionale.
L’Anoressia Nervosa rientra nella categoria dei Disturbi del Comportamento Alimentare ed è caratterizzata dalla presenza di marcate alterazioni della percezione del peso e dell’immagine corporea, e da una scarsa autostima. Il disturbo si manifesta in entrambi i sessi, ma è molto più frequente nelle donne. Tipicamente esso riguarda ragazze appartenenti a famiglie della classe medio-superiore e presenta un esordio tra i 10 e i 20 anni di età. Il decorso della malattia è spesso graduale e insidioso. L’anoressica vive con gratificazione il controllo delle restrizioni nell’assunzione del cibo, si chiude in un mondo di regole e divieti sempre più difficile da scardinare, maschera il proprio dimagrimento, vive la costante ambivalenza del desiderio di nascondersi e al contempo essere al centro delle attenzioni altrui. A differenza di altri disturbi, le ragazze più a rischio sembrano spesso presentare numerose risorse: ben inserite nella propria famiglia, riescono a bene a scuola e nello sport.
Di fronte a una figlia, un’amica, una compagna di studi molto magra che rifiuta spesso di mangiare liberamente in compagnia, quando dobbiamo attivarci?
Quali segni devono preoccuparci?
In cosa consiste davvero l’anoressia?
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV) considera l’Anoressia Nervosa caratterizzata da :
- Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo previsto per l’età e la statura (per es. perdita di peso che porta a mantenere il peso corporeo al di sotto dell’85% rispetto al peso normale).
- Intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso.
- Alterazione del modo di vivere il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma corporei sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità dell’ attuale condizione di sottopeso.
- Nelle femmine dopo il menarca, amenorrea (assenza del ciclo mestruale) per almeno 3 mesi consecutivi (i cicli in caso di amenorrea si possono manifestare solo a seguito di somministrazione di ormoni, per esempio estrogeni).
Individua inoltre due Sottotipi:
- Con Restrizioni: nel caso in cui la persona non presenta regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (quali ad esempio il vomito autoindotto e/o l’uso inappropriato di lassativi o diuretici);
- Con Abbuffate/Condotte di Eliminazione: la persona ricorre regolarmente ad abbuffate o condotte di eliminazione (vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi/diuretici, ecc).
Le anoressiche ricercano la perdita di peso principalmente attraverso la riduzione della quantità totale di cibo assunta. Inizialmente la restrizione può essere limitata all’esclusione di cibi ipercalorici, tuttavia nella maggior parte dei casi l’alimentazione diviene gradualmente limitata a poche categorie di cibi.
Allo scopo di perdere peso spesso l’anoressica può compiere intense attività fisiche e considera qualsiasi attività quotidiana come mezzo per consumare calorie; le attività sportive possono venire praticate con eccessiva frequenza e investimento.
Molto spesso un calo significativo di peso avviene in un tempo relativamente breve, ma la paura di ingrassare non è solitamente mitigata dal decremento ponderale. In molti casi, in parallelo alla diminuzione reale del peso aumenta l’attenzione e la preoccupazione a riguardo.
E’ molto frequente rilevare un’ideazione prevalente su cibo e controllo del peso: la persona trascorre la maggior parte della giornata a pensare alla dieta da seguire, alla quantità e qualità del cibo da ingerire, al conteggio delle calorie, ai modi per perdere peso.
Il pasto assume un ruolo centrale nella vita di un’anoressica: temuto, fantasticato, investito di paure e significati simbolici. Sedersi a tavola diventa motivo di ansia, mangiare insieme ad altre persone viene sempre maggiormente evitato e spesso accade che questi comportamenti siano tanto graduali da venir accettati senza mettere in luce alcuna criticità. Sempre più di frequente le anoressiche mostrano inoltre un comportamento apparentemente paradossale: si interessano di cucina, amano cucinare per amici e parenti, osservarli mentre mangiano senza prender parte. Talvolta si crea un clima tale per cui tutti notano questa dinamica ma nessuno la esplicita. L’anoressica trae godimento dal vedere gli altri mangiare e si appaga della visione di un pasto fatta dagli altri con piacere e naturalezza. Non cedere alla tentazione viene percepita come una straordinaria conquista e una forma di autodisciplina. Spesso le anoressiche sublimano nella vista del cibo il piacere che deriva dal nutrimento, di frequente amano fotografarlo e spesso riempiono le proprie pagine dei social network con ricette e immagini di dolci. Quando vengono invitate ad assaggiare tali pietanze spesso declinano scuse ricorrenti, o sempre più di frequente forniscono spiegazioni che tendano a legittimare le restrizioni alla luce di problematiche di natura organica, quali ad esempio allergie o intolleranze alimentari. Gli effetti biologici della perdita di peso e dell’inedia possono a loro volta rinforzare il processo piscologico che si autoalimenta.
Un ulteriore elementi patologico centrale è legato al disturbo nell’immagine corporea: la persona tende a non avere un’immagine realistica delle proprie misure e forme, tanto che, anche a fronte di un aspetto visibilmente emaciato, continua a vedersi grassa o a focalizzarsi su alcune parti del corpo che continua a considerare adipose.
Ma come aiutare una persona che soffre di anoressia?
In cosa consiste la cura?
L’anoressia è un disturbo che tende a divenire cronico e sempre più invalidante, fino a causare gravi complicanze fisiche e perfino la morte. Si tratta infatti di uno dei disturbi psichiatrici con più elevati indici di mortalità.
Il trattamento dell’anoressia è multidisciplinare e consiste in una terapia integrata che comprende:
- l’intervento medico
- la riabilitazione nutrizionale
- il trattamento farmacologico
- la psicoterapia.
Gli approcci di psicoterapia più utilizzati sono:
- cognitivo-comportamentale
- psicodinamico
- cognitivo-costruttivista
- sistemico-famigliare
Tutti questi approcci sono efficaci, anche se partono da presupposti teorici diversi e si caratterizzano per metodi diversi. Indipendentemente dal fatto che agiscano sul comportamento, sulla cognizione, sulle dinamiche inconsce o famigliari, condividono l’obiettivo di interrompere il circolo vizioso del disturbo alimentare.
La possibilità di dar voce al vuoto che le pazienti avvertono, la possibilità di costruzione di un pensiero che contrasti la ritualità e la rigidità ossessiva sono fondamentali per la cura e per porre i fondamenti di un percorso che aiuti autenticamente a mettere “ordine” nel disordine alimentare.
A cura della dott.ssa Maria Monica Ratti
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Bibliografia:
- American Psychiatric Association (2000). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder, fourth Edition, Text Revision (DSM-IV-TR). Washington, DC: American Psychiatric Association (Tr. It.: Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Milano: Masson, 2001).
- G.B. Cassano, A.Tundo. “Psicopatologia e clinica psichiatrica”. Utet, 2006
- M. Curi Novelli, Dal vuoto al Pensiero, Franco Angeli 2004
- J. Darley, S. Glucksberg, R. Kinchla “Psicologia”, Il Mulino, 1999
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