La “campana di vetro” e l'ansia.
Ovvero quando l’iper-protettività dei genitori finisce con il renderli maggiormente vulnerabili. E tale vulnerabilità assume le connotazioni dell’ansia in età adulta.
Quella del genitore è una delle professioni più difficili: vero.
I genitori devono proteggere la propria prole: vero.
Proteggere troppo può essere rischioso: vero.
Il dilemma sta quindi nel riuscire a identificare quando la protettività si arricchisce del prefisso “iper-“, ossia quando i genitori sono “troppo” protettivi nei confronti dei figli. Il perché è presto spiegato da una recente ricerca scientifica condotta dall’altra parte del mondo, in Australia.
Scopo della ricerca (link) è stato di informare (e quindi permettere interventi precoci) come l’ansia del bambino, l’inibizione comportamentale, il sovra-coinvolgimento materno, l’attaccamento madre-bambino e l’ansia materna possano tutti essere fattori predittivi (all’età di 4 anni) di un disturbo d’ansia all’età di 9 anni.
Da un campione di circa 200 bambini (equamente suddivisi in inibiti e non-inibiti) si è riscontrato come i bambini che in età prescolare mostrano ansia, sono inibiti, e hanno madri eccessivamente presenti e con un disturbo d’ansia, hanno una maggiore probabilità di sviluppare un disturbo d’ansia nel loro prossimo futuro (9 anni). Ciò significa che i fattori “inibizione comportamentale”, “ansia materna” e “eccessiva presenza della madre” sono altamente predittivi di un ansia clinicamente degna di nota e di intervento.
Se quindi essere genitori ansiosi (non “additiamo” solamente le madri!) e porre i propri figli sotto una vera e propria campana di vetro, all’interno della quale non possono esservi pericoli di sorta, porta ad un aumentato rischio di disagi psicologici dello spettro ansioso, come si deve comportare un genitore?
È necessario tenere sempre presente il fatto che i figli –come è nella natura di tutti i “cuccioli”- hanno la necessità di esplorare l’ambiente e comprenderne mano a mano i meccanismi di funzionamento. Tale esplorazione quindi diviene un passo fondamentale nella maturazione del bambino creando le basi esperienziali su cui verrà poi a crearsi il carattere, la personalità, le inclinazioni, ecc.
Per questo motivo è importante che i genitori invoglino i propri figli alla scoperta del mondo, lasciando loro quella che può essere definibile come “libertà relativa”. Ossia una libertà d’azione comunque supervisionata dal genitore, e ciò affinché il bambino non incorra in reali pericoli che possono minare la sua incolumità. Il bambino che corre giocando –ad esempio- e che (come inevitabilmente accade) finisce con il cadere, è un bambino che ha lasciato libero sfogo alla sua esigenza esplorativa. Comunque in presenza (o vicinanza) del genitore che non ha impedito tale attività; in questo esempio il genitore è ben conscio del “pericolo” (la caduta ed un eventuale ginocchio sbucciato) cui il bambino va incontro nel momento in cui si mette a correre. Lasciare un bambino attraversare da solo la strada è –per contro- un esempio invece di mancata supervisione (nonché di una certa dose di incoscienza), altamente minacciosa nei confronti della sopravvivenza del bambino.
buon giorno dott. Franciosi , se lei mi permette vorrei farle presente dei miei sintomi dovuti l’ansia , sento dei capogiri ,ho paura di tutto non riesco a stare con la gente e mi diventa difficile anche mangiare a volte perchè un mese fa ho ingerito una aspirina e non sapevo di essere allergica e ho fatto tanti esami ma non mi sono mai abbastanza questo sintomi sono molto piu frequenti nel periodo del ciclo mestruale, ho fatto dal psicologo e mi a dato delle gocce ma nn ho il coraggio di prenderle perche ho paura di essere allergica…..come posso fare mi aiuti
(Risposta privata)