Buoni propositi per il Nuovo Anno? Prendersi cura di… sé.
Anche quest’anno sta per volgere al termine e, come spesso accade, è tempo di bilanci. Lavoro, famiglia, interessi, ciò che si è fatto e… ciò che ci si ripropone di fare con il nuovo anno. Quanto spesso tra i buoni propositi è rientrato il cosiddetto “occuparsi di sé”? E in cosa consiste?
Tipicamente il termine di un anno costituisce il momento più propizio per i “buoni propositi” per l’anno nuovo, propositi che riguardano una più corretta alimentazione, una più costante attività fisica, un migliore atteggiamento verso i propri cari (maggiore presenza per il partner o per i figli), una maggiore o più efficace assertività con il proprio capo, ecc.
In poche parole il nuovo anno costituisce spesso e un po’ per tutti, l’occasione per riscattarsi, per “fare di più” o per “essere meglio”.
Fin qui tale atteggiamento può essere definito come lodevole e ammirevole, ma quando il proposito si traduce in azione? E, soprattutto, come?
Ciò che più facilmente risulta immaginabile ai più –nei termini di una fattiva concretizzazione dei buoni propositi di cui sopra- è l’inizio di una dieta alimentare (che comunque non inizia prima della fine dei vari festeggiamenti, ossia dopo l’Epifania) ed eventualmente l’iscrizione ad una palestra o centro fitness. Anche qui nulla di errato, anzi decisamente lodevole anche in questi casi la determinazione che porta ad effettuare il primo passo verso l’attuazione di ciò che ci si era proposti.
La domanda che ci si può porre a questo punto (oltre alle polemiche “per quanto durerà la dieta?” e “quante volte si andrà in palestra?”) è: “come vengono gli altri propositi?”, intendendo il miglioramento del proprio atteggiamento verso i cari e la maggiore assertività nei confronti del proprio datore di lavoro, sopra menzionati a titolo d’esempio.
Ebbene, molto spesso tali propositi vengono rispolverati anno dopo anno per poi venire nuovamente rimessi “sotto naftalina” in attesa del successivo Avvento. Ciò capita perché il più delle volte non si riesce ad immaginare come sia possibile migliorare aspetti così poco tangibili di sé stessi, come possono essere “atteggiamento” e “assertività”. In alcuni casi la soluzione, ossia il modo più idoneo a realizzare tali nobili ma apparentemente astratti propositi, è invece correttamente individuata nella consultazione di uno specialista psicologo o psicoterapeuta, tuttavia la concretizzazione di tali propositi appare difficoltosa e onerosa, non solo dal punto di vista economico, ma anche per quanto concerne l’investimento emotivo e delle altre risorse personali. È proprio a fronte di queste considerazioni che allora si ritiene di poter rimandare la trattazione di questi propositi ad una data da definirsi, magari “l’anno prossimo” quando, si ritiene, potranno sussistere condizioni probabilmente più favorevoli. Il ripiego sull’attività fisica e sulla dieta costituiscono quindi un iniziale soddisfazione nelle proprie capacità (in primis la determinazione), salvo poi scemare e lasciare spazio all’insoddisfazione.
Ovviamente questa è un’esemplificazione, tuttavia spesso –nella pratica clinica- capita di trovarsi ad affrontare questioni che sono state lasciate in sospeso per lungo tempo, situazioni che proprio per la trascuratezza adottata appaiono come cristallizzate e, di conseguenza, di difficile risoluzione.
Ciò che sostengo sempre è che non è mai né troppo tardi, né troppo presto per affrontare le questioni che a vario titolo minano la qualità di vita; ovviamente anche nell’ambito psicologico –come in quello medico e in tutte le sue sotto-discipline- la prevenzione è rimane sempre la migliore strategia.
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