Amore: un apostrofo rosa tra Emozione e Ragione.
In realtà il vero “apostrofo rosa” è sempre stato il bacio e si collocava tra la “t” e il verbo “amo”, a creare la manifestazione verbale dell’amore, ossia la dichiarazione d’amore per eccellenza: “T’amo!”. Tutte le parole, i versi e i libri che sono stati scritti sull’amore e –soprattutto- sulle storie d’amore travagliate, dimostrano come le questioni sentimentali siano da sempre ciò che ha fatto maggiormente arrovellare l’essere umano. Ancora oggi le cose non sono cambiate, ma forse è possibile una “nuova” chiave di lettura.
Più che di “apostrofo rosa” si dovrebbe parlare di “ago della bilancia”, magari comunque rosa, questo è poco importante. Di maggiore interesse è il discorso della bilancia, il concetto di equilibrio tra due forze dalla potenza simile che coesistono (nelle situazioni più “funzionali”) o che prevalgono una sull’altra (nelle circostanze che provocano le maggiori gioie o sofferenze).
Partiamo dal presupposto che –riducendo l’essere umano ai minimi termini- ognuno di noi, uomo o donna che sia, è costituito da due principali componenti o forze: l’emozione (o sarebbe meglio dire “le emozioni”) e la ragione. L’emozione è qualcosa di primitivo, presente nell’essere umano sin dalla sua comparsa sulla terra, un meccanismo automatico dalla primaria valenza adattiva. Come già ampiamente detto in altri articoli, le emozioni sono presenti nell’uomo affinché siano in grado di elicitare reazioni adattive o funzionali alla sopravvivenza dello stesso, in situazioni particolarmente complesse o rischiose, una sorta di automatismo che permette la messa in atto di un’azione (oppure no, si veda oltre) volta alla salvaguardia della sopravvivenza, senza che intervenga una vera e propria intenzionalità. Si pensi ad esempio al meccanismo di “attacco o fuga” scatenato dalla paura (è un’emozione!) o al disgusto (altra emozione) che evita –ad esempio- di ingerire cibo dal sapore non gradito che, quindi, potrebbe essere avariato e potenzialmente dannoso.
L’emozione è istintuale. Lo stesso Freud parlava dell’istinto di vita “Eros”, come di quella pulsione che spinge l’essere umano alla ricerca del principio di piacere (e qui fu ampiamente frainteso il parallelismo che egli tracciò con il sesso, ma questa è un’altra questione). L’amore, in realtà un sentimento più che un’emozione, data la sua complessità, è la massima espressione del soddisfacimento del principio di piacere.
La ragione è invece l’organo o la sede del pensiero, del ragionamento. Qui si ponderano attentamente le scelte, cercando –per quanto possibile- di valutare rischi e benefici dati dalle varie possibilità di azione (o non azione, a seconda dei casi).
Ebbene, l’amore è una questione piuttosto complicata, poiché spesso inizia con l’essere pura e semplice emozione, la vera e propria “ricerca di piacere”, senza remore e senza farsi troppe domande. Questo è soprattutto vero nel caso delle infatuazioni, all’inizio di quella che si presume sarà una storia d’amore, durante le prime frequentazioni. In queste situazioni l’amore inteso come pura emozione ha manifestazioni che potrebbero essere definibili come “fisiche”, ossia segni e sintomi percepibili a livello corporeo: la tachicardia, la sudorazione, le cosiddette “farfalle in pancia”.
Ad esso si affianca però poi la ragione, in maniera graduale, che permette la progettualità. Di qui i veri e propri ragionamenti che possono scaturire, relativi alla possibilità di investire concretamente in un rapporto di coppia, nella pianificazione del futuro. Questo è ciò che accade tipicamente quando la storia tra due persone può definirsi come “rapporto collaudato”, ossia il momento o periodo in cui l’emozione iniziale si dipana, la focosità inziale si riduce e avviene un passaggio maturativo del rapporto sentimentale.
La maturazione del rapporto, tuttavia, non implica una perdita irreversibile degli aspetti più emozionali, come non significa una rigida programmazione razionale del futuro della coppia, al contrario consiste in un complicato bilanciamento dei due estremi: emozione e ragione. L’emozione e il trasporto per il partner permangono benché decisamente meno intensi rispetto agli inizi e la ragione interviene per la risoluzione di questioni più pratiche. L’emozione si trasforma rendendo l’amore ricco di molto altro, ben oltre la passione e la sessualità. Compaiono quindi il rispetto e la stima per l’altro/a, il senso di appartenenza ad un nucleo, il sentimento di famiglia, di unione, il progetto e la volontà di concretizzare il rapporto ad esempio tramite la procreazione.
L’amore pertanto è un concetto molto complesso, spesso bistrattato, ridotto, confuso con altro, è un costrutto comprensivo probabilmente di tutto il senso della vita. Ed è proprio la sua grandiosità e la sua difficile “definibilità” che –da sempre- è al centro delle problematiche esistenziali dell’essere umano.
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