Dieci regole di base per il genitore sufficientemente autorevole.

Passando dalla teoria alla pratica, proviamo a delineare le dieci regole base per il genitore sufficientemente autorevole, alcuni consigli, con piccoli esempi concreti, utili a porre dei limiti adeguati alle richieste del bambino e, allo stesso, rispondere ai suoi bisogni emotivi, attraverso uno stile educativo autorevole.

1. Non scaricare le proprie frustrazioni

Il lavoro, i problemi quotidiani, le difficoltà economiche, possono influire sullo stato d’animo di ogni genitore. Tuttavia, quando si è arrabbiati o sotto stress, si rischia di divenire più esigenti stando continuamente addosso ai figli e di perdere la pazienza più facilmente, innescando senza volerlo controreazioni negative da parte loro. Il genitore autorevole è in grado di non confondere le proprie emozioni con quelle del bambino/a, inviando i giusti messaggi senza farsi sopraffare dall’emozione.

2. Equilibrio e senso della misura

Le richieste dovranno essere adeguate all’età dei figli, non dovranno esserci differenze di trattamento tra maschi e femmine. Le punizioni andranno dosate, non serve a nulla castigare in modo esagerato: spesso si ottiene di più premiando il comportamento desiderabile invece di punire per ottenere un cambiamento nel comportamento.

3. Non supplicare

Quando si desidera che il figlio/a smetta di disturbare, di far chiasso, etc. è sconsigliabile un atteggiamento di supplica o di implorazione del tipo “Ti prego, per favore smettila”. E’ molto più utile essere fermi e dire chiaramente “Smettila”.

4. No a lunghe lamentele e “prediche”

Evitare di brontolare e lagnarsi in continuazione per il comportamento del figlio/a, fare prediche, utilizzare lunghe risposte verbali, ammonire in continuazione. Utilizzare discorsi brevi, concisi, che vanno diritti al punto.

Ancora, evitare di adoperarsi in numerosi solleciti o avvisi. Esempio: se il figlio/a deve preparare i libri per la scuola, la richiesta sarà fatta un’unica volta in modo fermo e deciso.

5. No alla permissività e alla rassegnazione

Ogni volta che il figlio/a fa qualcosa che non deve, è consigliabile intervenire sistematicamente: lasciare perdere e sorvolare dicendo “Fa come vuoi” non farà altro che incentivare il comportamento che vorremmo correggere.

Ancora: se il bambino/a non fa quello che gli si chiede (per esempio riordinare i giocattoli) mai rassegnarsi e riordinare al posto suo, ma con calma e fermezza ribadire che deve sistemare i giochi prima di fare qualsiasi altra attività abbia in mente.

Soprattutto, mai “comprare” l’obbedienza del bambino/a promettendogli qualcosa che gli piace.

6. Fermezza

Quando il bambino/a si comporta male, dire un chiaro “No” o fare qualche altra azione decisa, evitando che si giustifiche spiegando perché lo ha fatto. Soprattutto, prendere subito un provvedimento a riguardo, senza rimandare ad un altro momento.

Se si arrabbia, fa i capricci, pesta i piedi di fronte ad un “No”, attenersi a ciò che si è detto: mai fare marcia indietro! Ignorare gli assilli e le insistenze, seppur fastidiose. Cedere renderà ancora più cocciuto il bambino/a alla prossima occasione, perché ha avuto la prova che attraverso i capricci otterrà ciò che vuole.

7. Coerenza

L’autorevolezza si fonda sull’autenticità e sulla congruenza tra quanto i genitori chiedono e il loro comportamento. E’ assurdo pretendere comportamenti che i genitori stessi non mettono in atto. Per esempio, se si pretende un linguaggio educato, il genitore stesso dovrà coerentemente esprimersi in tal modo.

Soprattutto, mamma e papà devono essere uniti e buoni alleati: regole univoche da parte dei genitori preverranno problemi e discussioni inutili. Quante volte i figli dicono “ma papà mi ha detto di sì!”, “mamma ha detto di chiedere a te”.

Una volta che si sono stabilire i limiti di ciò che al bambino/a è permesso fare, applicare con costanza il metodo educativo che si è deciso, ogni giorno, sistematicamente. E’ importante che l’atteggiamento e le regole siano uniformi nel tempo e non oscillanti a seconda degli stati d’animo o dei luoghi in cui ci si trova. Per esempio, se si è fuori casa (al centro commerciale, al parco, etc.) occorre essere coerenti e non divenire più permissivi, magari per il timore del giudizio della gente se il bambino/a piange o fa capricci.

8. Evitare offese e insulti

Se il bambino/a si comporta male, fa i capricci, diviene provocatorio, non serve a nulla alzare la voce o imprecare contro di lui/lei, minacciarlo, dirgli cose cattive e far ricorso alle parolacce. Oltre che essere un cattivo esempio, le urla e il linguaggio aggressivo non faranno altro che esasperare il disagio e le reazioni emotive del/la bambino/a.

Soprattutto, va condannato quello specifico comportamento, non va denigrato e umiliato il bambino/a nella sua persona. Sì a frasi del tipo “Hai fatto una cosa stupida” e non “Sei uno stupido”.

9. No alla violenza fisica

Comportamento ancora più dannoso e veramente inutile (se non per scaricare la rabbia del genitore). Il bambino/a non va schiaffeggiato/a, afferrato/a, colpito/a: questi comportamenti portano solo ad un’escalation della conflittualità. Vale molto di più parlare al bambino/a con calma e fermezza, cercando di ragionare con lui.

10. No al risentimento

In seguito a momenti di tensione e difficoltà con i figli, evitare di portare rancore “tenendo il muso” o assumendo atteggiamenti freddi e distanti. E’ bene far tornare le cose alla normalità rapidamente, proteggendo il bambino/a da pericolosi ricatti emotivi che lo/la faranno sentire colpevole e meritevole di essere abbandonato/a per i suoi atteggiamenti.

 

A cura della dott.ssa Maria Rita Milesi

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Bibliogafia

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