Bambini: a tavola, ma con lo smartphone
Quando a tavola più che una violazione del bon-ton vige la necessità di distrarre i piccoli, fanno la comparsa i videogiochi. Smartphone e Tablet sopra al piatto, ma come mai? Forse è la paura –dei genitori- di non riuscire a gestire la situazione?
La scena è pressoché sempre la stessa: un ristorante qualsiasi –indipendentemente dalla sua raffinatezza- uno o più genitori, uno o più bambini, uno o più videogiochi. Gli adulti parlano, ridono, discutono, scherzano (e mangiano), mentre i più piccoli si intrattengono da soli giocando con le varie console, smartphone o tablet (e non mangiano). La situazione paradossale è che, quando i bambini sono più di uno, ognuno è in possesso del proprio gioco ed ignora la presenza dei coetanei.
Prescindendo dal fatto che tutto ciò è contrario alle regole del galateo, l’aspetto più allarmante è l’assenza di comunicazione non solo tra piccoli e adulti, ma anche tra i bambini.
Come nasce questa situazione?
Nella maggior parte dei casi questa abitudine nasce in primis tra le mura domestiche. Genitori stanchi da giornate interminabili di lavoro non hanno alcuna voglia di sentire i capricci dei figli e allora il giochino funge da abile compromesso: piace ai bambini e fa sì che i piccoli non “scoccino” i grandi. In un certo senso i giochini e le consolle portatili hanno soppiantato il vecchio televisore che tanto è stato oggetto di discussione fino alla fine del secolo scorso, quando veniva demonizzato perché ritenuto “assassino” della comunicazione, perché proiettava immagini spesso inadatte ai piccoli, perché era diseducativo.
Oggi i vari giochini intrattengono i bambini e permettono ai genitori di guardare indisturbati il telegiornale (quando a casa) o di parlare con gli altri adulti, quasi i bambini non fossero ritenuti esseri in grado di comunicare. E in un certo senso, se continuano a rimanere attaccati ai videogiochi, come possono apprendere a comunicare con gli altri? Effettivamente alcune comunicazioni sono incomprensibili ad alcune fasce di età, ma il senso della famiglia, e soprattutto del convivio è proprio il condividere con gli altri non solo il pasto, ma anche il dialogo. Il momento del pasto –contrariamente a quello che si può pensare- è un momento di grande intimità e accettare (o desiderare) di condividerlo con altri è segno di grande generosità e altruismo. Dunque di quale condivisione si può parlare se ognuno è assorto dal proprio giochino?
Perché i genitori sempre più spesso utilizzano gli smartphone (o i tablet) come “tranquillante” per i propri figli, quando ci si trova a tavola?
Il lavoro e lo stress accumulato durante la giornata sono spesso il fardello che i genitori portano a casa la sera, di sovente (ormai) l’unico momento in cui la famiglia si ricongiunge. Il desiderio degli adulti è quello di terminare rapidamente la giornata senza ulteriori problemi da affrontare e –talvolta- un capriccio è proprio quel problema che si vuole a tutti i costi evitare. Come evitare quindi il capriccio di un bambino che non vuole mangiare quel piatto o non vuole stare composto a tavola? Trasformando il momento del pasto in un momento di gioco, dato che ogni gioco cattura l’attenzione di qualsiasi bambino. Risultato: mentre tutti mangiano il bambino spara a questo o quel mostro, scaricando (o accumulando?) la propria tensione. L’aspetto negativo è l’essere tagliato fuori dai discorsi della famiglia, quasi egli o ella non ne facesse nemmeno parte (come avveniva una volta nelle famiglie più altolocate, in cui i bambini mangiavano in altri orari e in altre stanze); il bambino ha bisogno di comunicare con gli altri membri della famiglia, di raccontare come è andata anche la sua di giornata (anche ai bambini può andare male una giornata, per motivi scolastici, sportivi, amicali o –perché no- anche sentimentali!). Un bambino ha bisogno di sentirsi parte della famiglia (poiché ne è parte a tutti gli effetti) anche nel conoscere il pensiero dei propri genitori, imparando e facendosi aiutare da loro, condividendo e comunicando.
Un bambino triste per una giornata storta che consiglio può ricevere da uno smartphone? Forse che si possono fare al massimo tre errori prima del “game-over”. E comunque dopo una partita se ne possono sempre fare altre.