Paura del parto naturale? Tocofobia!

Parto. In effetti sì, cosa può essere se non una partenza, l’inizio di un nuovo viaggio?

Il parto rappresenta, in primis, una nuova vita, costituisce il preludio rispetto a quello che sarà un nuovo essere umano, ospitato dal pianeta Terra per la sua intera esistenza.

Il parto è anche anticipazione di un momento di grande cambiamento per una coppia di persone adulte che si apprestano a diventare, magari per la prima volta, genitori.

Il parto è un evento straordinario che, però, non è accompagnato unicamente da quel senso di euforia e gioia per l’imminente arrivo del nascituro; esso è anche contenitore di una serie di paure, di una serie di domande alle quali la sola coppia non è in grado di rispondere, solitamente a causa della mancanza di informazioni.

Basti pensare che, indipendentemente dalla fase di gestazione e da ulteriori variabili di contesto, il 6-10% delle gravidanze è caratterizzato da quella che può essere definita come paura patologica del parto, o, più in breve, “tocofobia”.

La Tocofobia

La tocofobia è definita come paura morbosa del parto, e, più specificatamente, come paura del travaglio e del dolore ad esso associato, nonostante in alcuni casi essa sia stata riconosciuta come paura per l’evento nascita vero e proprio, ossia come paura per le implicazioni psicologiche e sociali correlate alla venuta al mondo del proprio figlio.

Oltre a quelli sopracitati, sono stati individuati ulteriori elementi caratterizzanti questa specifica fobia, vale a dire:
• Paura dell’ignoto, in quanto aspetti sconosciuti o che comunque la futura madre non riesce a significare nella loro totalità, in una condizione che è tendenzialmente caratterizzata da ansie e elevati tassi di stress, possono risultare come particolarmente turbanti. Ecco perché è fondamentale un’accurata e precisa informazione rispetto all’evento parto;
• Paura del dolore, non di rado infatti la madre teme di non essere in grado di sostenere un’esperienza che si prefigura come portatrice di una notevole quota di dolore; non viene inoltre esclusa l’ipotesi secondo la quale, a causa di informazioni alle quali è possibile accedere agevolmente, il futuro genitore arrivi a possedere una rappresentazione distorta dell’esperienza di dolore legata al parto;
• Paura di subire una episiotomia, cioè un’incisione vulvo-vaginale utile a facilitare la nascita del bambino;
• Paura di non poter esercitare controllo sulla situazione, pensiero che è strettamente connesso ad un tipico costrutto psicologico, denominato “locus of control”, distinguibile in “interno” (convinzione da parte del soggetto che gli eventi dipendano dal proprio comportamento) ed “esterno” (il soggetto è convinto che i propri comportamenti e le annesse conseguenze siano da ricercarsi esclusivamente in eventi ad esso esterni);
• Paura per la vita del bambino;

Due forme di Tocofobia

Solitamente, la tocofobia può essere riconosciuta in due differenti forme, rispettivamente denominate “tocofobia primaria” e “tocofobia secondaria”:
• Per tocofobia primaria si intende la paura del parto vissuta da nullipare (donne che non hanno mai partorito) ed essa può comportare un ritardo o il totale evitamento rispetto alla decisione di avere dei figli;
• Per tocofobia secondaria si intende, invece, la paura del parto dovuta a precedenti esperienze di parto, particolarmente traumatiche.

Questa fobia, estremamente pervasiva, comporta il rigetto della possibilità di sostenere un parto vaginale (parto naturale) e induce la donna a ricercare una soluzione alternativa, spesso individuata in quello che è comunemente conosciuto come parto cesareo.

Sfortunatamente, all’interno di strutture pubbliche, esso non può essere direttamente richiesto, ma viene praticato unicamente quando ritenuto necessario da parte del personale sanitario.

Come intervenire nei casi di Tocofobia?

In ragione dei dati soprariportati, eventuali interventi per trattare la tocofobia richiedono di tenere in stretta considerazione la necessità della madre di acquisire informazioni utili a rispondere ai vari interrogativi dei quali è portatrice, attività di sensibilizzazione rispetto al parto e al dolore ad esso annesso e strategie utili ad incrementare la percezione di autoefficacia e di sostegno sociale.

A cura del dott. Marcello Bombarda