Psicoterapia e professioni pseudo curative.

Il panorama del benessere psicologico è costellato da una varietà di figure professionali, interventi e attività che spesso e volentieri si rivelano inutili, se non dannosi, dispendiosi e scientificamente inconsistenti. La proliferazione di tanti pseudo interventi psicologici rende necessario trovare criteri di valutazione condivisi rispetto alla definizione di psicoterapia da un punto di vista normativo e di formazione.

La qualità delle prestazioni e l’eticità professionale vengono considerati fattori fondamentali per la tutela della psicoterapia, del professionista e delle persone che si rivolgono a lui: la regolamentazione diventa un requisito indispensabile. 

Tuttavia per una serie di ragioni attualmente in Italia esistono svariate figure professionali il cui ambito di intervento ha a che fare, più o meno volontariamente, con la sofferenza psicologica delle persone. Infatti se da un lato psicologia e psicoterapia per questioni storiche e socio economiche non si sono mai rese del tutto indipendenti dalla medicina, dall’altro lato il contesto lavorativo di psicologi e psicoterapeuti è infiltrato di figure professionali variamente definite il cui campo di applicazione spesso e volentieri riguarda proprio aspetti di malessere psicologico, più o meno velati da denominazioni o descrizioni professionali di diverso tipo. Non ci riferiamo qui soltanto a quelle categorie di soggetti che, indipendentemente dalla buona o cattiva fede che ripongono nel proprio lavoro, si occupano di discipline che non hanno alcun fondamento scientifico e che si basano spesso sul suggestionare o addirittura truffare le persone (si pensi ad astrologi, maghi, chiromanti o guaritori).

Bisogna considerare anche tutte quelle professioni che si occupano di vissuti psicologici celandoli sotto varie definizioni del proprio ambito di intervento: alcuni esempi del contesto d’azione su cui queste discipline interverrebbero sono stati mentali, difficoltà personali, aspetti relazionali, benessere psicologico, salute psicofisica, energia corporea, sviluppo di potenzialità, promozione di atteggiamenti attivi, terapie alternative, medicina non convenzionale, malanni emotivi, esperienze soggettive, auto consapevolezza, comunicazione interpersonale, equilibrio psicosomatico, igiene mentale, e via dicendo. Addirittura la classificazione del CNEL (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro) delle professioni non regolamentate prevede la categoria cura psichica, cui appartengono professioni quali counseling, psicofilosofia, mediazione sistemica, consulenza familiare e coniugale, programmazione neurolinguistica, pratica reiki.

Per quanto queste attività specifichino in molti casi obiettivi e ambiti professionali differenti da quelli della psicologia e della psicoterapia, appare assolutamente evidente come siano rivolte all’area dell’esperienza psicologica e dei vissuti umani, di per sé fenomeno caratterizzato da dinamiche complesse e da innumerevoli variabili, dove molte di queste discipline tentano di inserirsi. Inoltre, si tiene molto a sottolineare che molti di questi interventi si differenziano dalla psicoterapia in quanto non si occupano di patologia: tuttavia come abbiamo già visto la professione di psicologo prevede ambiti di intervento molto ampi, non esclusivamente legati alla sofferenza psicologica, ma soprattutto ai vissuti psicologici e al benessere psicologico in diversi contesti.

Peraltro il termine patologia proviene da una concezione legata ad un modello di salute e malattia di tipo biomedico, che è proprio ciò da cui molte di queste attività si vantano di prendere le distanze. Ma soprattutto c’è da chiedersi come i soggetti che praticano queste discipline possano decidere se un utente provi sofferenza psicologica e in che termini, e quindi assumersi la responsabilità di occuparsene, se non rientra nelle loro competenze svolgere interventi per cui uno psicologo ha svolto un lungo percorso di abilitazione professionale. Ciò comprende tutte quelle conoscenze e tecniche fondate scientificamente che hanno l’obiettivo di comprendere quanto lo stato psicologico di una persona sia problematico, come influenzi la sua vita, che ruolo abbia rispetto alla sua storia personale e alla sua personalità, che sviluppo possa seguire, che significato abbia rispetto alla capacità di adattamento.

Il nostro obiettivo non è criticare la natura di queste attività, anzi molte delle teorie e delle tecniche che le caratterizzano possono avere un ruolo importante e una valida applicazione in ambito ludico, ricreativo od educativo. Nonostante per la maggior parte di queste discipline non sia disponibile una letteratura scientifica empiricamente fondata che ne giustifichi la dignità sperimentale e l’efficacia clinica, esse possono contribuire in modo utile e benefico a raggiungere determinati obiettivi espressivi, didattici o motivazionali: tuttavia crediamo sia fondamentale distinguere questi contesti di intervento da quelli legati in modo specifico al benessere e alla sofferenza psicologica. Infatti in fondo ogni professione, ed ogni esperienza umana, sono caratterizzate da componenti legate alla soggettività, alle competenze interpersonali, alle risorse emotive; il fatto che i vissuti psicologici riguardino tutti noi non significa che ciascuno può occuparsi professionalmente degli ambiti di intervento di psicologia e psicoterapia, per quanto aspetti di suggestione psicologica e di capacità relazionali svolgano un ruolo fondamentale in ogni rapporto umano, che sia professionale o no. Tutti noi proviamo emozioni e intraprendiamo relazioni con gli altri, magari cercando e riuscendo a capirli e ad aiutarli, ma questo non significa che siamo tutti psicologi o psicoterapeuti.