Cyberbullismo.

Ogni giorno siamo purtroppo testimoni di un nuovo tipo di molestia che è sempre più diffusa tra i minorenni, il cyberbullismo o cyberbullying.

Il numero di casi aumenta con un ritmo molto veloce, in parallelo alla crescita dei social media. Saper identificare una situazione di cyberbullismo è molto importante soprattutto per le conseguenze a cui vanno incontro le vittime, ovvero conseguenze psicologiche che diversi studi hanno dimostrato poter durare nel tempo.

Il cyberbullismo è definito come un atto intenzionato a molestare, intimidire e attaccare  una persona o un gruppo di persone mediante l’uso di mezzi tecnologici quali posta elettronica, social network, blog, siti internet, messaggi e/o registrazioni video con il cellullare.

La differenza tra bullismo e cyberbullismo sta nel fatto che, mentre nel primo caso la vittima conosce il suo aggressore e ha un contatto visivo con lo stesso, nel secondo la caratteristica principale è che l’aggressore si nasconde dietro lo schermo del computer, attaccando la sua vittima nell’anonimato.

Gli attacchi possono essere di diversi tipi:

  • Flaming: è una battaglia fra due persone che si inviano messaggi violenti e volgari per attaccarsi, mediante l’utilizzo di forum, chat e videogiochi interattivi.
  • Harassment: è una molestia che avviene mediante l’invio di messaggi, e-mail e pubblicazioni al fine di ferire la vittima.
  • Cyberstalking: si ha quando l’harassment si prolunga nel tempo e la vittima inizia ad aver paura per la sua incolumità.
  • Denigration: è un’attività offensiva volta a danneggiare la reputazione della persona.
  • Impersonation: utilizzare l’account di un’altra persona e soppiantarla per inviare messaggi e fare un danno alla sua immagine.
  • Outing and trickery: fingere un’amicizia con la vittima per ottenere le sue confidenze al fine di rivelarne e pubblicarne il contenuto senza autorizzazione.
  • Exclusion: escludere intenzionalmente la vittima da un gruppo online, al fine di provocare in essa un sentimento di emarginazione.
  • Cyberbashing o happy slapping: registrazione di un atto violento compiuto dal cyber bullo mediante foto o video, che poi viene caricato in rete dallo stesso, esaltando il suo atto e danneggiando l’immagine della vittima.

È importante ricordare che il cyberbullismo non è un semplice scherzo fatto da minorenni, in quanto ha delle gravi conseguenze sia per le vittime che per il cyberbullo (l’aggressore); è un atto perseguibile legalmente, è una violazione della privacy della persona secondo quanto stabilito dal codice in materia di protezione dei dati personali (D.lgs. 196/2003).

Cosa fare per evitarlo?

Per evitare il cyberbullismo è fondamentale che a casa i genitori e a scuola gli insegnanti identifichino le possibili situazioni per sapere se un bambino o un adolescente è vittima di una tale molestia. Uno dei problemi che solitamente si può verificare è che la vittima, per vergogna, non riveli ciò che in realtà sta succedendo.

I possibili segnali di allarme possono essere che la persona ha pochi o nessun amico, si mostra nervosa nelle relazioni sociali, non vuole ne andare a scuola ne partecipare a gite e/o viaggi, parla poco di sé ed è triste senza un apparente motivo. Per questo è molto importante che i genitori comunichino con il bambino/adolescente in modo che lo stesso possa esprimere i suoi sentimenti e sentirsi libero di raccontare ciò che sta accadendo senza sentirsi giudicato oppure colpevole della situazione. Altrettanto importante è il ruolo degli insegnati che devono essere sempre capaci di individuare eventuali situazioni di disagio, quali alunni isolati o esclusi da altri e osservare i gruppi di amicizia che si sono formati all’interno della stessa classe.

Il cyberbullismo è un atto che può provocare delle conseguenze anche a distanza di diversi anni e che può causare problemi quali, disturbi d’ansia, disturbi depressivi, abbassamento del rendimento scolastico, bassa autostima, problemi relazionali e problemi di tipo somatico.

Il cyberbullismo è un fenomeno in continua crescita tra i giovani e sta diventando sempre più grave nella nostra società, portando in alcuni casi estremi le vittime dello stesso, anche ad atti estremi come il suicidio. È responsabilità di tutti gli adulti educare le nuove generazioni al rispetto, oltre a sanzionare e punire queste situazioni con l’aiuto della giustizia e soprattutto, offrire ai giovani un modello di comportamento che non lasci spazio alla violenza.

A cura della dott.ssa Maria Monica Ratti