Fai di me ciò che vuoi… ma non lasciarmi mai. (parte 3)

Leggi anche i precedenti articoli sulla “Dipendenza Affettiva” (parte 1) (parte 2).

 

Come scoprire se si è “dipendenti affettivi”?

La valutazione psicodiagnostica della dipendenza affettiva si effettua utilizzando diversi strumenti tra cui i test di personalità, lo studio dell’attaccamento infantile, la raccolta di informazioni amnestiche con principale riferimento alle relazioni sentimentali e sessuali della persona. Altrettanto importante è studiare i motivi e i sentimenti che portano la persona a iniziare un rapporto e l‘importanza che questo assume nella sua vita. 

Questa patologia, come visto, mostra sintomi pertinenti alla sfera ansiosa, dell’umore, problemi di sicurezza e dell’autostima. Può presentarsi in maniera concomitante con altri disturbi soprattutto con alcuni Disturbi della Personalità; tale correlazione spiega, in parte, l’importanza della personalità sia nella nascita, sia nello sviluppo di questa patologia. I Disturbi di Personalità principalmente coinvolti sono il Disturbo Dipendente di Personalità e il Disturbo Evitante di Personalità. Il primo è caratterizzato da una necessità costante ed eccessiva di attenzione e di essere accuditi, nonché dalla convinzione di essere incapaci di poter fare qualcosa senza l’aiuto di qualcuno. Il secondo sembra essere la caratteristica principale dei dipendenti affettivi di tipo ambivalente (alcuni autori considerano che in realtà queste persone siano affette da Disturbo Evitante di Personalità), caratterizzati da un’oscillazione fra la dipendenza e l’evitamento di un legame. È importante sottolineare che il Disturbo Dipendente e il Disturbo Evitante hanno un’alta probabilità di manifestarsi contemporaneamente.

E come si può “curare” la “dipendenza affettiva”?

Il trattamento per la dipendenza affettiva ha come obiettivo principale eliminare o ridurre la tendenza a stabilire legami con gli altri come metodo per coprire la mancanza di sicurezza in sé stessi. Quest’obiettivo si può raggiungere mediante diversi passi:

  • La prima cosa è prendere consapevolezza della malattia, ammettere l’incapacità di controllare il proprio comportamento e cercare aiuto specializzato.
  • Sostituire gli errati modelli di abbandono e separazione con altri più funzionali e adatti alla realtà.
  • Rielaborare i modelli di attaccamento insicuro che sostengono il comportamento.
  • Incrementare l’autostima, la sicurezza e il concetto di autoefficacia.
  • Essere capaci di riconoscere i propri bisogni e collocarli al primo posto.
  • Iniziare ad amare se stessi, accettando sia le proprie virtù che i propri difetti.

Questo trattamento può essere realizzato sia attraverso una terapia individuale sia attraverso una terapia di gruppo o – talvolta anche – all’interno di un gruppo di autoaiuto. Sono diverse le associazioni con le quali collaborano persone che hanno superato tale malattia e che lavorano per aiutare altri individui nel loro recupero. Così facendo è possibile rendersi conto di come anche altre persone hanno superato tale malattia.

Riassumendo:

In sintesi, la dipendenza affettiva è una malattia che ogni giorno colpisce un numero crescente di persone, di cui, la quasi totalità, sono donne. È un disturbo che si manifesta maggiormente nel rapporto di coppia, ma può manifestarsi anche nel legame di famiglia, di amicizia o in qualsiasi altra circostanza nella quale c’è una persona che individua in un’altra l’unica in grado di soddisfare i propri bisogni. Le conseguenze sono diverse e colpiscono diversi ambiti della vita della persona, che risulta incapace di prendere decisioni per se stessa e che quindi, avendo sempre un comportamento condizionato dalla volontà di un’altra persona, perde l’opportunità di essere padrona delle proprie decisioni e di avere una vita felice.