Fobia scolastica: Mamma non voglio andare a scuola!

Tutti i bambini nel corso del loro sviluppo presentano paure e timori, che si possono considerare motivo di “allarme” quando il funzionamento scolastico e sociale del bambino ne viene fortemente compromesso. L’ambiente scolastico può essere fonte di arricchimento e stimolo per i ragazzi che iniziano a sperimentare nuove esperienze, nuovi legami e ad allontanarsi per la prima volta dai genitori; per alcuni, però, questo nuovo contesto può costituire una fonte di malessere tale da sfociare nella cosiddetta Fobia Scolastica.

La Fobia Scolastica esordisce, di solito, durante l’infanzia, in particolare intorno ai 5-6 anni (in alcuni casi anche intorno ai 10-11 anni), e, in adolescenza, tra i 12 e i 15 anni, colpendo soprattutto i soggetti maschi, figli unici, primogeniti o prediletti nell’80% dei casi.

La fobia scolastica si configura, quindi, come una paura incontrollata, immotivata, sproporzionata a una situazione, reale, a cui il soggetto stesso non riesce a fornire una valida spiegazione e che non riesce a tenere sotto controllo, con costanti tentativi di evitamento della situazione.

Al contrario di quel che si può immaginare, coloro che si trovano in questo tipo di difficoltà, in genere, sono bravi ragazzi, che amano studiare, che si comportano in modo educato e che, di solito, provengono da famiglie che li seguono. Capita che questi ragazzi marinino la scuola, ma, di certo, non lo fanno per mettere in atto dei comportamenti di microcriminalità o per disinteresse, quanto, invece, per fuggire da una situazione per loro estremamente ansiogena.

Gli studi hanno evidenziato e identificato la presenza di due tipi di Fobia Scolastica:

  1. Fobia scolastica associata all’ansia di separazione: l’entrata a scuola rappresenta il primo vero e proprio distacco dalla famiglia, il quale può generare, nel bambino, la paura che a lui o ai genitori possa accadere qualcosa di brutto quando si allontanano, oppure, su un versante legato alla “rivalità fraterna”, la possibilità di “lasciare campo libero” ai fratelli minori, che potrebbero, così, godere della presenza dei genitori in sua assenza.
  2. Fobia scolastica associata ad altra fobia: ovvero una fobia specificamente correlata alla scuola o più in generale ad una fobia sociale. Questi ragazzi, di solito, rifiutano la scuola quando sono più grandi, attuando un comportamento di evitamento più pervasivo. Tale paura potrebbe essere dovuta, ad esempio, ai fallimenti scolastici o alle difficoltà a relazionarsi con i coetanei. In questi casi si evidenzia una paura che fa seguito ad esperienze relazionali negative, vissute realmente o interpretate come tali, se non addirittura immaginate.

Sperling, invece, nel 1967, ha individuato tre tipologie di fobie scolastiche:

  1. Fobia indotta: determinata da un mancato distacco dalla famiglia d’origine;
  2. Fobia acuta: dovuta a situazioni scolastiche;
  3. Fobia cronica: è di tipo misto, caratterizzata da aspetti di entrambe le precedenti fobie.

La Fobia Scolastica è più frequente ai giorni nostri ed è tipica della nostra società; ciò potrebbe essere dovuto a un maggior desiderio e un più alto standard di aspettative dei genitori in riferimento ai propri figli e in riferimento alla realizzazione professionale degli stessi. A ciò, a sua volta, si aggiunge, di conseguenza, il desiderio dei bambini di voler soddisfare e non deludere i propri genitori, diventando sempre più bravi e competitivi, in una cultura che non fa che incentivare apertamente questo confronto. È, quindi, facile capire come crescere in un contesto di questo tipo possa comportare lo sviluppo di una sorta di “perfezionismo indotto” che non lascia spazio e non può concedere la presenza di insuccessi e fallimenti, portando ad una costante svalutazione del Sé.

A seguito di quanto appena detto è di fondamentale importanza tenere a mente che la fobia scolastica può, quindi, essere anche la manifestazione di una qualche forma depressiva: il bambino prova senso di vergogna e fallimento per la sua incapacità di far fronte a una vita, ritmi e prestazioni richieste continuamente e considerate normali. Nella maggior parte dei casi, si tratta di ragazzi che ricercano disperatamente l’approvazione dei genitori, sviluppando così perfezionismo e un forte e, a volte, rigido senso del dovere.

Pertanto, risulta davvero fondamentale che i bambini e i ragazzi vengano ascoltati, incoraggiati e supportati dalla famiglia, o anche, se necessario, da figure esterne, come insegnanti e psicologo, aiutandoli, in questo modo, ad affrontare – e non perdere – le giornate di scuola. Al contrario, accogliere e concedere con compiacenza la loro richiesta di assenza, specie se in modo ripetuto, non rappresenta, ovviamente, una soluzione del problema: semmai è il contrario!

Autore: dott.ssa Elena Parise