Le parole giuste
Comunicare è un’abilità complessa che permette di condividere con gli altri informazioni, esperienze, vissuti e, soprattutto, di costruire relazioni significative.
Tuttavia, molte volte la comunicazione può dar luogo a fraintendimenti, incomprensioni fino ad arrivare in talune occasioni alla rottura del rapporto con l’altro. Pensiamo ai conflitti che nascono con i colleghi di lavoro, con i familiari, con gli amici, con il partner.
E’ nell’esperienza di ciascuno non sentirsi realmente ascoltati e capiti, con il risultato di avvertire un profondo senso di solitudine, in modo particolare quando si è alle prese con esperienze dolorose o problemi importanti.
L’empatia
Per una comunicazione realmente in sintonia con l’interlocutore è importante essere empatici, ovvero essere in grado di percepire i sentimenti e le emozioni dell’altro come l’altro li sente, e non rispondere sulla base di quella che sarebbe la nostra reazione emotiva di fronte ad una particolare situazione. Dunque, è importante cercare di mettersi nei panni dell’altro e comprendere realmente il suo punto di vista
Un esempio pratico
Immaginiamo di trovarci di fronte ad un amico o un conoscente che ci confida: “La mia compagna mi ha lasciato. E’ successo l’altra sera, mentre io ero in palestra. Si è limitata a portare via i suoi vestiti e andarsene senza dire una parola né lasciare un biglietto, nemmeno un SMS. Sono devastato”.
Cosa dire a questa persona? Quali sono le parole giuste?
Vediamo alcune possibili comunicazioni (premettendo che sono solo a titolo esemplificativo, valide per una riflessione sul tema proposto).
- Credo che ti farebbe bene uscire, conoscere gente, distrarti un po’.
- La tua compagna deve pur aver fatto capire qualcosa dei suoi piani. Non ti eri accorto che qualcosa non andava?
- Bisogna che ti rendi conto che se ne è andata e accettare la situazione in modo maturo. Non c’è altro da fare.
- Essere lasciati è sempre molto doloroso, è così per tutti, ma stai tranquillo, anche se sembra impossibile adesso, con il passare del tempo la sofferenza si attenua e starai meglio. Succederà anche a te.
- Immagino che scoprire che se n’è andata via così all’improvviso sia stato uno shock assoluto per te e che ti senta veramente distrutto.
Quali sono le parole giuste?
Proviamo a riflettere sulle frasi elencate.
- Forse la prima frase è quella che verrebbe più spontanea: si dà un consiglio, si suggerisce una soluzione, per tentare di dare un aiuto pratico. Tuttavia, questa soluzione è quella che noi attueremmo, per come noi siamo fatti, e non è detto che sia quella giusta per il nostro interlocutore. Spesso diamo consigli non richiesti, per sentirci efficaci, con l’intento di essere d’aiuto, per non sentirci a nostra volta impotenti, per allontanare da noi stessi il dolore dell’altro.
- La seconda frase contiene in sé un giudizio, sottintendendo che l’altro non è stato in grado di capire per tempo che qualcosa non andava. Di certo non aiutiamo l’altro giudicando od emettendo sentenze.
- La terza frase tende a dare una valutazione di ciò sarebbe meglio fare, ma secondo il nostro sistema di valori. In questo modo si antepongono le nostre valutazioni (spesso i pregiudizi) ai reali bisogni dell’altro. Inoltre, l’approvare o il disapprovare comunica un messaggio di superiorità e di speculare inferiorità dell’altro.
- Anche la quarta frase spesso risulta automatica quando ci troviamo di fronte a qualcuno che soffre: siamo protesi ad incoraggiare, sostenere e consolare l’altro, rassicurandolo sulla sua situazione. Tuttavia, in momenti in cui la disperazione è profonda, l’altro non sa che farsene di una rassicurazione in cui assolutamente non crede, dato che non vede via d’uscita. Queste frasi servono a rassicurare noi stessi, negando i reali bisogni dell’altro e impedendone l’espressione
- L’ultima frase è invece quella che esprime più empatia e reale comprensione dello stato d’animo dell’altro. Comunica una completa accettazione dell’altro, del suo dolore, accogliendo la sua reazione e dunque la libertà di essere quello che è. Il messaggio globale che un atteggiamento di ascolto empatico comunica è che l’altro è una persona che vale, che il suo problema è importante, che siamo interessati a lui, che non è solo e che noi siamo pronti a dedicargli del tempo.
A cura della dott.ssa Maria Rita Milesi