Le parole giuste

Comunicare è un’abilità complessa che permette di condividere con gli altri informazioni, esperienze, vissuti e, soprattutto, di costruire relazioni significative.

Tuttavia, molte volte la comunicazione può dar luogo a fraintendimenti, incomprensioni fino ad arrivare in talune occasioni alla rottura del rapporto con l’altro. Pensiamo ai conflitti che nascono con i colleghi di lavoro, con i familiari, con gli amici, con il partner.

E’ nell’esperienza di ciascuno non sentirsi realmente ascoltati e capiti, con il risultato di avvertire un profondo senso di solitudine, in modo particolare quando si è alle prese con esperienze dolorose o problemi importanti.

 

L’empatia

Per una comunicazione realmente in sintonia con l’interlocutore è importante essere empatici, ovvero essere in grado di percepire i sentimenti e le emozioni dell’altro come l’altro li sente, e non rispondere sulla base di quella che sarebbe la nostra reazione emotiva di fronte ad una particolare situazione. Dunque, è importante cercare di mettersi nei panni dell’altro e comprendere realmente il suo punto di vista

 

Un esempio pratico

Immaginiamo di trovarci di fronte ad un amico o un conoscente che ci confida: “La mia compagna mi ha lasciato. E’ successo l’altra sera, mentre io ero in palestra. Si è limitata a portare via i suoi vestiti e andarsene senza dire una parola né lasciare un biglietto, nemmeno un SMS. Sono devastato”.

Cosa dire a questa persona? Quali sono le parole giuste?

Vediamo alcune possibili comunicazioni (premettendo che sono solo a titolo esemplificativo, valide per una riflessione sul tema proposto).

  1. Credo che ti farebbe bene uscire, conoscere gente, distrarti un po’.
  2. La tua compagna deve pur aver fatto capire qualcosa dei suoi piani. Non ti eri accorto che qualcosa non andava?
  3. Bisogna che ti rendi conto che se ne è andata e accettare la situazione in modo maturo. Non c’è altro da fare.
  4. Essere lasciati è sempre molto doloroso, è così per tutti, ma stai tranquillo, anche se sembra impossibile adesso, con il passare del tempo la sofferenza si attenua e starai meglio. Succederà anche a te.
  5. Immagino che scoprire che se n’è andata via così all’improvviso sia stato uno shock assoluto per te e che ti senta veramente distrutto.

 

Quali sono le parole giuste?

Proviamo a riflettere sulle frasi elencate.

  1. Forse la prima frase è quella che verrebbe più spontanea: si dà un consiglio, si suggerisce una soluzione, per tentare di dare un aiuto pratico. Tuttavia, questa soluzione è quella che noi attueremmo, per come noi siamo fatti, e non è detto che sia quella giusta per il nostro interlocutore. Spesso diamo consigli non richiesti, per sentirci efficaci, con l’intento di essere d’aiuto, per non sentirci a nostra volta impotenti, per allontanare da noi stessi il dolore dell’altro.
  2. La seconda frase contiene in sé un giudizio, sottintendendo che l’altro non è stato in grado di capire per tempo che qualcosa non andava. Di certo non aiutiamo l’altro giudicando od emettendo sentenze.
  3. La terza frase tende a dare una valutazione di ciò sarebbe meglio fare, ma secondo il nostro sistema di valori. In questo modo si antepongono le nostre valutazioni (spesso i pregiudizi) ai reali bisogni dell’altro. Inoltre, l’approvare o il disapprovare comunica un messaggio di superiorità e di speculare inferiorità dell’altro.
  4. Anche la quarta frase spesso risulta automatica quando ci troviamo di fronte a qualcuno che soffre: siamo protesi ad incoraggiare, sostenere e consolare l’altro, rassicurandolo sulla sua situazione. Tuttavia, in momenti in cui la disperazione è profonda, l’altro non sa che farsene di una rassicurazione in cui assolutamente non crede, dato che non vede via d’uscita. Queste frasi servono a rassicurare noi stessi, negando i reali bisogni dell’altro e impedendone l’espressione
  5. L’ultima frase è invece quella che esprime più empatia e reale comprensione dello stato d’animo dell’altro. Comunica una completa accettazione dell’altro, del suo dolore, accogliendo la sua reazione e dunque la libertà di essere quello che è. Il messaggio globale che un atteggiamento di ascolto empatico comunica è che l’altro è una persona che vale, che il suo problema è importante, che siamo interessati a lui, che non è solo e che noi siamo pronti a dedicargli del tempo.

 

A cura della dott.ssa Maria Rita Milesi