Una scelta importante da prendere? Ascolta la tua voce interiore!

Una scelta importante da prendere, in ambito relazionale oppure lavorativo – questo è poco importante- fatto sta che spesso ci viene consigliato di “seguire la voce interiore”. Ma di cosa si tratta e, soprattutto, esiste veramente?

L’approccio suona molto “alternativo”, dai tratti “new-age”, come potrebbe affermare qualcuno, tuttavia spesso amici, parenti, mentori (e anche qualche psicologo leggermente fuori dagli schemi) suggerisce di appoggiarsi a quella “vocina” che alberga in ognuno di noi e che, presumibilmente, la sa molto più lunga di noi su cosa sia giusto e cosa invece sbagliato.

La “voce interiore” sarebbe una sorta di “spirito guida” in grado di aiutarci nel prendere le decisioni più importanti, di incrementare la nostra sicurezza quando siamo incerti, ecc. Ognuno di noi quindi avrebbe questa personalissima “voce”, ovviamente non udibile tramite le orecchie (salvo in gravi casi di psicosi), ma percepibile a livello di sensazione, di pensiero, una e una soltanto, che vuole solo il nostro bene e che secondo questo principio ci guida e consiglia, al meglio. Dove risieda esattamente questa vocina non è dato sapere, o meglio c’è chi ritiene che alberghi nella nostra mente (quindi associando ad essa gli aspetti più razionali), chi invece sostiene che abiti il nostro cuore (quindi rendendola metafora delle emozioni e dei sentimenti).

Ciò che –psicologicamente parlando- più si avvicina alla spiegazione di questa “voce interiore” è il concetto di interiorizzazione, che porta alla costituzione del proprio Sé. Le nostre esperienze di vita, in primis grazie all’educazione ricevuta e al contesto sociale in cui siamo inseriti, ci trasmettono/ insegnano un numero notevole di “norme”, ossia regole, comportamentali ma anche emotive. Questi sono una sorta di schema, di pattern comportamentali che la società si attende da noi, come a dire che se siamo in grado di comportarci come la società si attende da noi, allora saremo da essa accettati e rispettati, in caso contrario ci attenderà l’emarginazione.

Appare alquanto “brutale” come sintetizzazione, ma è proprio ciò che accade. Tutte queste regole e norme non sono (o lo sono solo in parte) scritte, ma vengono spesso divulgate tramite la parola (insegnamenti), oppure apprese per “imitazione” (apprendo da un’altra persona un comportamento/ atteggiamento imitandola). Tali informazioni vengono quindi “salvate”, ossia interiorizzate, ciò significa che vengono “fatte proprie”. L’insieme di queste norme interiorizzate può essere visto come una spiegazione della “voce interiore”, ossia quella guida che ci suggerisce un determinato comportamento, alla luce di ciò che –principalmente- gli altri si attendono da noi.

L’insieme di queste norme determinano il nostro modo di essere e di comportarci, le nostre credenze e i nostri pregiudizi, in una parola, il nostro “Sé”. Il concetto di “Sé” in psicologia appare però distinguersi dall’idea della “vocina”, per il fatto che mentre quest’ultima vuole solo il nostro bene e –a detta della maggior parte dei suoi sostenitori- non porta mai ad errori, il Sé in psicologia può anche essere “ammalato”, esistendo delle vere e proprie “patologie del Sé”.

Forse è quindi meglio pensare che la vocina esista veramente, calmierando però le sue funzioni e i suoi poteri. Anzitutto specificando che “cerca” di fare sempre il nostro bene, ma che –essendo frutto dell’interiorizzazione di ciò che gli altri si aspettano da noi, potrebbe non riuscire nell’intento (se si interiorizzano “pattern disfunzionali”, si metteranno in atto comportamenti e/o azioni altrettanto scorretti.

Infine –ma non per questo meno importante- la voce interiore può essere anche vista come una sorta di “deresponsabilizzazione” nostra, un po’ come se, trovandosi davanti ad una azione rivelatasi poco funzionale, la “colpa” non sia da attribuire a noi stessi, ma ad un tiro mancino giocato dalla “vocina”. Perché alla fine, questa vocina, non esiste. Oppure ci fa sentire meno soli il credere che esista.

A ognuno la sua scelta.